Si poteva evitare. Perché non è dimostrato che fosse una belva pericolosa. Perché la natura ha fragili equilibri che dobbiamo sorreggere. Perché l’orso è un animale caro all’immaginario dei bambini e dei nostri figli.
Si poteva evitare l’uccisione dell’orsa Daniza, in fondo non aveva ucciso nessuno, aveva reagito da animale selvatico, governato dalla sua natura, dall’istinto insomma e non dalla cattiveria.
Si sa che se per caso ci si dovesse imbattere in un orso con i cuccioli c’è il rischio di essere attaccati. E’ un principio naturale al quale non si sottrae alcun animale, nemmeno il cane domestico dopo che ha partorito la sua cucciolata.
Non si tratta di fare gli animalisti, non è il nostro caso, né gli ambientalisti per vana gloria, ma è il caso piuttosto di ricordare a tutti che non è la prima volta che un orso ci rimette le penne sulle alpi, come non si contano le volte in cui, nei secoli, i lupi sono stati sacrificati per la loro natura di lupi, e per qualche altra ragione quasi mai comprensibile.
Tuttavia si poteva evitare, anche per quei cuccioli rimasti priva della guida del genitore, e magari anche per risparmiare una mezza rivoluzione che spesso finisce per travalicare i limiti della ragionevolezza (addirittura la richiesta di dimissioni del Ministro).
L’Italia è un Paese civile nella misura in cui tutela le sue risorse e la fauna alpina è una grande risorsa.
Siamo un po’ tristi oggi, la morte di un orso non ci voleva. Per un giorno ci troviamo di fronte ad una notizia più contagiosa dei mali della politica interna o dei turbamenti della politica internazionale.
Da oggi guardando il cielo di notte l’Orsa maggiore la chiameremo Daniza.