Carcere di Lecce, evitare rischio contagi. L’appello della Garante: “Ridurre il numero di presenze”

L’appello della professoressa Maria Mancarella: evitare arresti cautelari, domiciliari ai detenuti in fine pena, licenze speciali ai semiliberi.

Ridurre le presenze in carcere: è questo l’appello della Garante per i detenuti di Lecce, la professoressa Maria Mancarella, pere prevenire il diffondersi del contagio da Covid-19 nelle strutture. “Il carcere è di per sé un luogo in cui il rischio della diffusione del covid-19 è molto alto: il fisiologico assembramento di un numero considerevole di persone in spazi ristretti non consente il rispetto del distanziamento fisico e delle misure di igiene indispensabili alla prevenzione del virus e contribuisce inevitabilmente ad accrescere il rischio di diffusione del contagio”.

Sono queste le motivazioni che hanno animato la Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale dello scorso 12 novembre, durante la quale si è deciso di inviare al Parlamento italiano un appello per il ridurre il numero delle presenze in carcere per tutelare detenuti e operatori penitenziari.

“Dalle informazioni che emergono è evidente come nelle carceri italiane la situazione cominci a diventare seria ma non ancora allarmante. Accanto ad istituti in cui vi sono dei veri e propri focolai, in molte carceri i casi presenti sono pochi e si riferiscono a persone asintomatiche, sia tra il personale penitenziario che tra i detenuti, segno questo che le misure di prevenzione stanno ancora funzionando, se pur a fatica”.

“I dati degli ultimi giorni mostrano, tuttavia, una tendenza verso un rapido e progressivo aumento dei casi. Si ripresenta perciò prepotentemente il tema della riduzione delle presenze insieme a quello della definizione, in tutti gli istituti, di spazi adeguati a una gestione efficace della prevenzione e dell’assistenza, cosa che finisce per contrarre inesorabilmente i già ristretti spazi destinati alla restante popolazione detenuta”.

Le richieste

“I garanti fanno perciò appello alla Magistratura perché eviti arresti e misure cautelari in carcere, quando non strettamente indispensabili; perché favorisca licenze straordinarie ai semiliberi, ai lavoranti all’esterno e a coloro che usufruiscono abitualmente di permessi; perché conceda la detenzione domiciliare ai detenuti in fine pena”.

“Nel carcere di Lecce la situazione non è al momento preoccupante: dai controlli sono emersi sette agenti positivi, tutti appartenenti al Nucleo traduzioni, tra i detenuti invece non risulta alcun positivo. La Direzione continua a fare il possibile di facilitare i contatti con l’esterno almeno fino a quando ciò sarà possibile, utilizzando tutte le modalità comunicativa a disposizione e con ogni mezzo, cercando, anche se a fatica, di non far ricadere il carcere nell’isolamento”.