Ministero: ripristinare pubblicità gambling protegge dall’illegale

Formalmente bandita prima, parzialmente tollerata poi, riabilitata (forse) in un domani non troppo lontano.

Formalmente bandita prima, parzialmente tollerata poi, riabilitata (forse) in un domani non troppo lontano. È questo, in sintesi, il percorso che la pubblicità sul gambling sembra essere destinata a fare, almeno secondo le dichiarazioni di un rappresentante del governo.

Le dichiarazioni del Ministro

Ad intervenire su questo tema e a catalizzare l’attenzione degli operatori di settore e degli appassionati è stato il ministro dello Sport Andrea Abodi, che ad Atreju, la convention politica organizzata da Fratelli d’Italia, ha affrontato anche il tema delle scommesse sportive. E, ben inteso, lo ha fatto in maniera molto diretta.

Il ministro ha infatti invitato a distinguere l’abilità dall’azzardo, sottolineando la differenza sussistente tra le scommesse sportive, il poker online e il bingo. La pubblicità – prosegue ancora il rappresentante del governo – distingue il legale dall’illegale, e permette di lavorare sulla necessità di un’educazione puntuale e consapevole.

Valuteremo in tempi brevi il ripristino della pubblicità delle scommesse, che sia anche educativa” – ha poi aggiunto ulteriormente il ministro.

Un divieto introdotto nel 2018 e mai digerito

Cogliamo l’occasione per ricordare che il divieto di fare pubblicità delle attività legate al gioco d’azzardo risale al luglio 2018, quando il primo governo Conte introdusse con il decreto Dignitàqualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro”, effettuata su ogni mezzo di comunicazione e durante le manifestazioni sportive, artistiche o culturali.

Il divieto suscitò immediatamente polemiche tra gli operatori del settore, che temevano che la stretta sul gioco d’azzardo avrebbe finito con il favorire il gioco illegale. Le squadre di Serie A dovettero interrompere importanti contratti di sponsorizzazione con le società di scommesse sportive.

Le linee guida dell’Agcom

A un anno di distanza dall’approvazione del decreto, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), pubblicò le linee guida sulle modalità di attuazione del decreto Dignità, sostenendo che tra le comunicazioni vietate dal decreto non rientrano le comunicazioni informative fornite dagli operatori di gioco legale nei siti di gioco o nei punti fisici di gioco, come quote, possibili vincite, eventuali bonus. Pertanto, i servizi informativi di comparazione di quote o offerte commerciali di diversi concorrenti, se effettuate nel rispetto dei principi di continenza, non ingannevolezza e trasparenza, sono del tutto legali.

È per questo motivo che nelle trasmissioni tv e in altri canali di comunicazione sono del tutto leciti gli spazi quote, ovvero rubriche che indicano le quote offerte dai bookmaker, un messaggio che è escluso dal divieto perché considerato come semplice informazione, e non pubblicità.

Un altro metodo legale per parlare di gioco d’azzardo e scommesse senza cadere nel divieto del decreto Dignità è la creazione di news e siti di intrattenimento, come per esempio ha fatto Ivibet.info. Si tratta di siti informativi in cui si parla (anche) del bookmaker di riferimento, ma non ospitano la piattaforma di gioco. Come conseguenza, sono legali e coerenti con il decreto.

Il governo Meloni cosa vuole fare?

A questo punto, considerate anche le dichiarazioni del Ministro, bisogna capire che cosa il governo Meloni avrà in mente di fare per superare il divieto in vigore, di fatto facilmente aggirabile da chi ne ha intenzione.

Le novità potrebbero effettivamente arrivare, anche se non nel brevissimo termine. Il governo ha infatti fatto sapere che il tema è delicato e necessita di un’ampia concertazione e di una consultazione parlamentare. Quel che sembra però certo è che il governo ritiene che le attuali regole creino un problema di competitività, perché le società di scommesse investono di più nelle squadre dei campionati stranieri, in cui le pubblicità sono permesse.

Inoltre, abbiamo già visto come il divieto venga aggirato con semplicità e in modo sistematico. È dunque poco utile vietare il diritto alla scommessa per poi permettere una comunicazione parallela degli stessi siti, che promuovono un indirizzo web che porta comunque a scommettere, a distanza di un solo clic.