È stata certamente la pagina più brutta dell’emergenza sanitaria causata dal coronavirus nel Salento. Una residenza sanitaria per anziani divenuta prima focolaio e poi teatro di sofferenza e morte. Stiamo parlando della Rsa ‘La Fontanella’ di Soleto in cui tanti, troppi, ospiti hanno perso la vita.
Sulla struttura ha acceso un faro la Procura di Lecce, che indaga per abbandono di persona incapace ed epidemia colposa dopo il decesso di 21 ospiti. Nei giorni scorsi la Regione Puglia ha deciso di chiudere ‘La Fontanella’ e ricollocare gli anziani rimasti in altre residenze, ritenendo quel luogo non più consono ad accogliere tutti quei nonni che vorrebbero trascorrere in serenità l’ultima parte della loro esistenza.
Nessuno, però, ha pensato a chi lavora all’interno di quella Rsa e proprio per salvaguardare 120 posti di lavoro Cgil Lecce, Spi Cgil Lecce ed Fp Cgil Lecce hanno lanciato un appello al prefetto Maria Teresa Cucinotta, al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, al presidente della Provincia Stefano Minerva e al direttore generale della Asl di Lecce Rodolfo Rollo.
Obiettivo, come dicevamo, quello di tutelare i lavoratori che in questi mesi si sono succeduti nella Rsa e garantire ai 50 ospiti un’adeguata sistemazione, possibilmente non distante da Soleto. Due gli aspetti da contemperare e da non trascurare, a detta del segretario generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi.
L’aspetto umano
“La Regione, che ha avviato l’iter per la revoca della concessione alla Fontanella, deve tenere in debita considerazione un duplice aspetto, il legame dei pazienti geriatrici con la struttura e con il centro abitato di Soleto oltre al futuro di circa 120 lavoratori e delle loro famiglie” hanno detto la segretaria generale dello Spi Cgil Lecce, Fernanda Cosi e il segretario provinciale della Fp Cgil Lecce, Floriano Polimeno.
Attualmente si sta cercando una sistemazione adeguata ai 16 ospiti rimasti nella Rsa (tutti negativi al Coronavirus) in vista della chiusura della struttura. Altri pazienti sono ricoverati a Galatina (5), Copertino (18) ed al “Vito Fazzi” di Lecce (una dozzina). In tutto sono oltre 50 gli anziani che dovranno essere collocati in strutture della provincia. “Questa soluzione trascura l’aspetto umano e il pesante vissuto sopportato dagli anziani, con importanti risvolti psicologici. Gli anziani perderebbero qualsiasi legame con la struttura e con Soleto – spiegano i sindacalisti – . Proponiamo al presidente Emiliano ed alla Asl di affidare la struttura ad un altro soggetto abilitato, che prenda in carico gli oltre 50 ospiti oggi sparsi su varie strutture salentine. È importante assicurare serenità agli anziani”.
L’aspetto occupazionale
“Quando la struttura è stata commissariata, tutti i dipendenti della cooperativa sociale sono stati costretti alle ferie d’ufficio per essere sottoposti a tampone e poi quarantena. Esaurite le ferie sono stati collocati in Fis (Fondo di integrazione salariale. Ancora oggi non hanno alcuna notizia circa il loro futuro”, spiegano Fragassi, Cosi e Polimeno che passano ad analizzare gli aspetti occupazionali della vicenda. “Sotto la gestione commissariale sono stati assunti 30 operatori sociosanitari a tempo determinato dalla ditta a cui era stata affidata la gestione della struttura, mentre i servizi di ausiliariato, mensa e pulizia sono stati affidati ad una cooperativa. I contratti di questi lavoratori scadranno a fine giugno, ma una volta trovata sistemazione ai 16 pazienti ora ospiti della Rsa i lavoratori saranno sottoposti a sorveglianza (tampone ed eventuale quarantena), prima di perdere definitivamente il lavoro. Stessa sorte aspetta chi gestiva pulizie e mensa. È importante quindi, al tempo stesso, assicurare serenità agli anziani e garantire un futuro a circa 120 lavoratori che rischiano di restare senza un lavoro: i lavoratori della vecchia gestione e quelli della gestione commissariale. Con una platea di oltre 50 ospiti, sarebbe possibile dare lavoro a tutti loro. Confidiamo nelle istituzioni”.