Sant’Oronzo, storia di una festa. Auguri a tutti i leccesi

Santu Ronzu nesciu è patrimonio della città di Lecce, al pari del barocco e della romanità, ma l’arma in più del martire cristiano e la sua eterna potestà salvifica che rende ancora il 26 agosto un giorno di grande festa.

«Alè alè Santu Ronzu», cantava l’indimenticato Gino Ingrosso in uno dei suoi dischi più celebri. Oggi sarebbe da pronunciare a voce alta questa bella espressione della cultura leccese. Perché il santo, Oronzo (leggi la storia), è patrimonio di Lecce come di altri comuni del Sud, ma la capitale del barocco è particolarmente nota per la grande festa patronale e per il santo sulla colonna romana.

Oronzo, martire e protettore dei leccesi, dopo aver sostituito in una sorta di successione patronale la prima protettrice Sant’Irene, è intimamente legato al tessuto sociale e culturale della città, una città in cui tanti hanno avuto in sorte il nome del Santo. E così fra Ronzinu e Ronzu, non si contano le persone che ricevono gli auguri e, fino a poco tempo fa c’era l’usanza di farli a tutti i cittadini leccesi, perché la festa di Sant’Oronzo è la festa di tutti.

Le celebrazioni per ricordare il primo vescovo di Lecce, fra i primi martiri cristiani, come in tutte le feste padronali del Salento, uniscono sacro e profano. Si comincia il 24 agosto, prima con i vespri solenni poi (ma non quest’anno a causa del Coronavirus) con la solenne processione per le vie del centro storico, scandita da canti religiosi, preghiere e litanie, dalla musica inconfondibile della banda e dai botti che, di tanto in tanto, vengono sparati in lontananza. In Piazza Duomo, Monsignor Michele Seccia terrà il consueto «discorso alla città». Altro momento importante è quello del 25 agosto con la «Consegna dell’olio per la lampada da parte della città di Lecce rappresentata dal Sindaco». Il 26 è festa grande con il solenne Pontificale dell’arcivescovo metropolita rivolto alla città e alla diocesi.

Spiritualità, ma non solo. Uffici chiusi, aziende a riposo, celebrazioni civili (ridotte per la pandemia) e fuochi pirotecnici per chiudere la festa.

Auguri, quindi, oronzianamente parlando, ai forestieri benedetti dall’alto della colonna della piazza che del santo porta il nome e che costituisce un incrocio privilegiato di genti e turismi vari che a Lecce si incontrano in un abbraccio fraterno e universale.



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