“Forse per la legge è giusto così, ma lasciateci almeno il diritto di pensare che sia quantomeno ingiusto”. Sono le parole amare dell’associazione Salento Rinasce e del gruppo Trepuzzi d’Amare dopo la scarcerazione del boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca.
Fu lui a premere il telecomando che azionò la deflagrazione della strage di Capaci; lui a sciogliere nell’acido Giuseppe Di Matteo, figlio undicenne del pentito Santino Di Matteo, punito con l’uccisione del figlio per aver parlato con i magistrati. E ancora Brusca è l’uomo di circa 150 omicidi, e braccio armato alle direttive del boss Salvatore Riina.
L’apertura delle porte del carcere di Rebibbia, seguita agli sconti di pena concessi per via della collaborazione, seppur tortuosa, con la giustizia, ha destato polemiche trasversali. Anche a Trepuzzi non sono mancati i gesti di dissenso. Come quello operato dal presidente dell’associazione Salento Rinasce, Raffaele Longo, e da Francesco Morelli, amministratore del gruppo facebook Trepuzzi da amare, che nella mattinata di ieri hanno deposto dei fiori sotto le targhe delle vie intitolate a Giovanni Falcone e Antonio Montinaro (l’agente di scorta salentino del magistrato), in segno di protesta per la scarcerazione di Brusca.

“È così – hanno scritto su un foglio appeso sui muri della strada – la legge e il tempo hanno fatto il loro corso e lui ha scontato la sua pena. È veramente difficile da accettare che un pluriomicida come Brusca reo confesso di aver ucciso 150 persone oltre ad aver premuto il pulsante che uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo, oggi sia un uomo libero. Forse per la legge è giusto così, ma lasciateci almeno il diritto di pensare che sia quantomeno ingiusto”.
Brusca, per decisione della Corte d’Appello di Milano, è ora un uomo libero, seppur sottoposto a controlli e protezione nell’ambito del programma di libertà vigilata. Sulla sua scarcerazione si è pronunciata anche Maria Falcone, sorella del giudice assassinato: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge. Una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata”.
Tra i commenti, anche quello del senatore Pietro Grasso, ex magistrato che fu giudice a latere del maxiprocesso e procuratore aggiunto presso la Direzione nazionale antimafia negli anni delle stragi del 1992 e ’93: “Con Brusca – ha scritto Grasso – lo Stato ha vinto non una ma tre volte. La prima quando lo ha arrestato, perchè era e resta uno dei peggiori criminali della nostra storia per numero di reati e ferocia. La seconda quando lo ha convinto a collaborare: le sue dichiarazioni hanno reso possibili processi e condanne e hanno fatto emergere pezzi di verità fondamentali sugli anni in cui Cosa nostra ha attaccato frontalmente lo Stato. La terza ieri, quando ne ha disposto la liberazione dopo 25 anni di carcere, rispettando l’impegno preso con lui e mandando un segnale potentissimo a tutti i mafiosi che sono rinchiusi in cella e la libertà, se non collaborano, non la vedranno mai”.
