
L’ex calzaturificio Adelchi – uno dei pilastri dell’industria manifatturiera del sud Salento negli anni ’90 composto da vari manufatti coperti per circa 85.000 metri quadrati nell’area del Consorzio Asi, da tempo dismesso – potrà essere recuperato con un progetto di parziale riconversione per nuove attività commerciali.
È questo l’esito del giudizio innanzi al Tar di Lecce che ha visto contrapposti dal 2022 a oggi la società che ha rilevato il complesso industriale e che ora è pronta a un consistente investimento per la trasformazione del complesso e il Comune di Tricase che si era opposto al progetto di modifica parziale della destinazione d’uso.
La prima Sezione (sentenza n. 791 del 7 maggio, Pres. Pasca, Rel. Giancaspro) ha accolto il ricorso presentato per conto della società dagli avvocati Pietro e Antonio Quinto e ha annullato il provvedimento di diniego espresso dall’ufficio tecnico comunale.

La società proprietaria, all’indomani dell’acquisizione del complesso industriale, aveva dapprima regolarizzato tutte le strutture, che pure presentavano una serie di difformità edilizie rispetto ai permessi di costruire poste in essere nel corso del tempo e successivamente aveva predisposto un progetto di recupero di una porzione dell’area. Il progetto riguarda la ristrutturazione di uno dei capannoni produttivi da trasformare e rifunzionalizzare in locali commerciali rientranti nella categoria delle medie strutture di vendita.
Il Comune aveva rigettato la richiesta ritenendo non applicabili le disposizioni del piano Asi che consentono la modifica delle destinazioni d’uso di parte dei complessi industriali per l’insediamento di nuove attività commerciali, affermando altresì la propria contrarietà alla proposta della ditta di monetizzazione degli standard urbanistici per contrasto con il regolamento edilizio locale e per violazione delle superfici da destinare agli usi pubblici.
La società aveva impugnato innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale il provvedimento comunale con gli avvocati Quinto contestando i rilievi dell’ufficio tecnico ed evidenziando che in realtà le disposizioni locali non impediscono affatto il mutamento della destinazione d’uso preesistente e che le superfici a standard risultano correttamente computate, nel mentre la monetizzazione è una possibilità espressamente consentita dal regolamento approvato dal Consorzio ed applicabile anche agli immobili esistenti sul territorio del Comune di Tricase.
I giudici hanno condiviso le argomentazioni difensive della società e hanno annullato il diniego comunale per carenza di istruttoria e per errata considerazione degli elementi di fatto e di diritto. In particolare, hanno affermato la piena attuabilità delle destinazioni commerciali nell’area in questione, tanto più che in precedenti occasioni lo stesso Comune ha considerato tali attività compatibili con quella produttiva artigianale originaria, e la possibilità per gli imprenditori di ricorrere alla monetizzazione degli standard così come proposto dalla nuova proprietà del complesso industriale, rimarcando inoltre che non vi possono essere ragioni impeditive legate al cantiere di allargamento della SS 275.
“La decisione della Corte leccese ha notevole rilevanza – ha commentato l’Avvocato Antonio Quinto – perché consente di sbloccare una iniziativa imprenditoriale destinata a portare benefici economici all’intero territorio comunale in termini di recupero del patrimonio industriale in conformità alle mutate esigenze produttive dei nostri tempi e di incremento dei livelli di occupazione, ed afferma il principio per cui la vigente disciplina urbanistica del Comune di Tricase non impedisce l’insediamento di attività commerciali nell’area industriale a prescindere dalla necessità di un recepimento del piano del Consorzio Asi che contempla tale eventualità”.