Organici ridotti, turni massacranti e inefficienze. Protesta la Polizia Penitenziaria. Un sit-in a “Borgo San Nicola”

La manifestazione sarà organizzata da Osapp, a renderlo noto il segretario regionale di Puglia del sindacato Ruggiero Damato.

La riduzione degli organici in Puglia, l’uso spropositato dello strumento dello straordinario e tante, tantissime altre inefficienze, sono queste le motivazioni che porteranno gli agenti di Polizia Penitenziaria, lunedì 11 aprile, davanti al carcere di “Borgo San Nicola” a Lecce per un sit-in di protesta.

A renderlo noto Segretario Regionale di Osapp Puglia, Ruggiero Damato, che ha fatto sapere, altresì, che per partecipare alla manifestazione non usufruirà di permessi sindacali. L’iniziativa si svolgerà unitamente alla Segreteria provinciale di Lecce del sindacato.

“Ci troviamo di fronte all’inerzia della Dirigenza Penitenziaria, iniziando da quella Regionale, che ha portato la Regione Puglia a un taglio netto di circa 500 unità, facendo finta di non vedere e né sapere che gli agenti di tutti gli istituti pugliesi espletano turni di servizio che vanno 8 alle 12 ore, ricorrendo a un uso spropositato dello strumento dello straordinario”, afferma Damato in una nota.

“L’Amministrazione Centrale, poi, ha ritenuto di assegnare un numero esiguo di personale, pari a circa 90 unità (60 uomini e 30 donne), da distribuire sul territorio pugliese e lucano, non considerando che tale contingente non può bastare.

Non voglio prolungarmi, poi – prosegue – nell’elencare tutte le inefficienze dell’Amministrazione Regionale e Nazionale, soprattutto nel non riconoscere la dignità delle persone che lavorano nel nostro Corpo, uniche tra le Forze di Polizia a non ricevere ancora nuovi fregi e gradi e tantomeno nuovi capi di vestiario. Tutto ciò è semplicemente vergognoso e inaccettabile.

Per questo motivo – conclude –  lunedì mattina, nel corso del Sit-in consegnerò simbolicamente tesserini di riconoscimento già scaduti, pistole e manette e la tessera elettorale, perchè con questo comportamento da parte delle istituzioni, non ci sentiamo più tutelati, né come appartenenti alle Forze dell’Ordine, né come cittadini”.



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