Storie di un italiano. ‘Ma se fosse un immigrato, lascerebbero Ugo morire sotto al sole?’

Ugo Mennuni, 70enne leccese, ha per tetto una macchina infuocata dal caldo estivo. Nonostante gli appelli lanciati, le istituzioni al momento latitano, mentre sul web monta la rabbia.

Questa volta ha un nome e un volto, ma quella di Ugo Mennuni, costretto a vivere in un furgoncino in compagnia della sua cagnolina Neri, è solo una delle tante, tantissime storie che si potrebbero raccontare se solo non restassero lì nascoste, sconosciute ai più. Questa volta, però, l’odissea di Ugo è riuscita a catturare l’attenzione di quanti in questi giorni di caldo torrido hanno preso a cuore il suo appello disperato, lanciato per chiedere aiuto. «Guardate come rischia di morire dignitosamente un cittadino 70enne di Lecce» ha urlato l’anziano uomo che vive, ormai da tempo, all’interno della sua vettura parcheggiata in via Giovanni Paolo II, a pochi passi dal nuovo parco giochi per bambini, insieme all’amata cagnolina.
 
In questi giorni in cui la canicola non ha lasciato tregua né risparmiato nessuno, le lamiere del suo furgoncino bianco non funzionante si sono infuocate e rischiano seriamente di trasformarsi in una trappola mortale. L’urlo di Ugo, però, pare sia rimasto inascoltato, almeno da chi può e dovrebbe fare qualcosa. Così se una voce può apparire flebile, due insieme possono avere più forza ed eco.

Anche Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei diritti ha voluto ribadire l’appello alle istituzioni competenti, in primis al Comune di Lecce, preoccupato del caldo infernale di queste ore. «Si tratta di una vera e propria questione umanitaria –  si legge nella nota a firma del presidente D'Agata – che merita un urgente intervento da parte delle istituzioni dopo che il signor Ugo ha accusato una serie di malori come documentano alcune fotografie effettuate nei giorni scorsi e prima che accada qualcosa di più drammatico del dramma che già vive quotidianamente il senza tetto».
 
Insomma, quella di Ugo è una storia come ce ne sono tante, forse neppure la più ‘triste’  dato che – fortunatamente – non è ancora successo nulla di irreparabile, ma di certo è significativa di come vanno le cose in Italia. Spesso, al contrario.
 
Parallelamente, infatti, è montata l’ira di chi non riesce a capire come mai tanti alloggi popolari vengono assegnati a chi non è ha diritto, disponendo di redditi invidiabili magari non sempre del tutto dichiarati e non ci sia nessuna possibilità di aiuto per un signore in evidente stato di povertà. Ma se i servizi sociali non prendono a cuore queste vicende per risolvere definitivamente di cosa si devono occupare dal momento che i mezzi di comunicazione più che denunciare non possono fare? C’è anche chi poi non ha avuto paura di tirare fuori una questione che soprattutto nel nord ha già messo radici: «ma se Ugo anziché essere italiano fosse un profugo, un immigrato, un clandestino avrebbe avuto un trattamento diverso? Avrebbe ricevuto aiuti, anche economici ed un tetto sotto cui riposare al fresco senza tanti problemi?» si chiede e ci chiede la gente comune. Dove è finita tutta quell’ospitalità di cui ci vantiamo quando tendiamo una mano ai ‘disperati’ che sperano di trovare sulle nostre coste un rifugio? E non è altrettanto disperato un senzatetto italiano?

Questo può apparire a tutti gli effetti un attacco di insensibilità nei confronti di chi, proprio ieri, ha perso la vita nei campi di pomodori del Salento. Ma è innegabile che la storia di tanti altri immigrati che trovano rifugio, alloggio e sostentamento economico, stride con la vicenda di un'italiano che sembra non avere diritto a nulla. Si sa, alla fine, questa è la classica guerra tra poveri. Ma di questi tempi basta una miccia per farla esplodere e la situazione di Ugo sembra essere un vero e proprio detonatore.