
Tanto rumore per nulla? Non proprio, i primi dati stagionali sui flussi del turismo parlano chiaro e promuovono comprensibilmente altre mete turistiche rispetto all’attrattivo Salento, perla del Mediterraneo, da anni nell’immaginario comune e generalizzato.
Il premier d’Albania Edi Rama, scherzandoci su, ha parlato di ‘controesodo’, facendo capire che la concorrenza alla Puglia, viste le bellezze naturali di cui dispongono e i prezzi più bassi, i nostri ‘dirimpettai’ vogliono farla per davvero.
Discutono animatamente esperti di economia, imprenditori e giornalisti per ragionare su un fenomeno che riguarda la recente inversione di marcia ai danni anche del nostro territorio. Come al solito, la verità sta nel mezzo. È vero, dunque, come affermano gli economisti, che i prezzi si adattano alle normali fluttuazioni di mercato nell’equilibrio tra domanda e offerta ma, di fatto, di che tipo di offerta si tratta? Il punto è proprio questo.
Delusi dalla qualità dell’offerta
In Salento dobbiamo prendere atto della delusione di chi fa tappa nel nostro Tacco dello Stivale, territorio non di certo immaginato come una meta low cost da parte dei turisti al momento della scelta del viaggio, ma poi non rimane soddisfatto dei servizi che trova in loco. Non possiamo non leggere i post di molti turisti e le loro recensioni.
La fortuna locale continua ad essere il bellissimo mare che ci caratterizza, un patrimonio, però, naturale, appartenente a tutti e di cui nessuno, dunque, può prendersene il merito. Ma per quanto tempo ancora potremo ‘approfittare’ del paesaggio naturale per attrarre turisti disposti poi anche a tornare?
L’asso nella manica del mare più bello d’Italia è giocato ormai da anni, ma considerando che molti turisti allargano lo sguardo e aprono il portafogli anche all’estero rimarrebbero solo i servizi a creare una ‘fidelizzazione’ con i vacanzieri, disposti a tornare solo se si sentono ‘coccolati’ e non ‘tollerati’ o ‘maltrattati’.
Cosa si intende per ‘turista maltrattato’ va chiarito subito: se la vacanza in Salento può essere considerata una ‘vacanza di lusso‘ il lusso dev’essere allora reale e proporzionato.
Non si tratta più della favoletta dei parcheggi a 7 euro o dei lettini a 25, bensì di un senso di responsabilità nei confronti di questi prezzi. Ci si aspetta, infatti, che un parcheggio a 7 euro non sia nello sterrato a contatto con quintali di rifiuti o che sia, quantomeno, custodito. Il turista diventa ‘un certo tipo di turista’ già nel momento in cui prenota il proprio viaggio e se la meta è il Salento non parliamo, di certo, di un turista che si aspetta di ‘economizzare’ la propria vacanza. Per dirla in altre parole: se si vogliono mantenere questi prezzi bisogna esserne all’altezza o da quel piedistallo si cadrà molto presto facendo solo un grande tonfo.
La soluzione sembrerebbe facile in teoria, scegliere di mantenere i prezzi medio-alti migliorando i servizi o ridurre i costi accettando, di conseguenza, un turismo meno elitario e più degenerativo.
Ma se la soluzione appare tanto chiara, quanto, da anni, non fattuale, ci si deve anche aspettare che il popolo gridi al complotto, quello di un monopolio che rende il prezzo unitario tra ristoratori, albergatori e addetti ai servizi che, stupidamente, stanno pagando il prezzo della loro stessa speculazione. Continuiamo a riferirci alle leggi di mercato in cui i prezzi incontrano la relazione tra domanda e offerta, ma questo ragionamento appare semplicistico nel momento in cui non si fa anche un’adeguata differenza tra beni primari, secondari e di lusso in cui l’offerta dev’essere adeguata non solo alla domanda, ma anche e soprattutto al tipo di domanda. Insomma un lettino a 25 euro ci può anche stare, ma oltre all’offerta del meraviglioso tramonto sul mare sarebbe auspicabile un servizio all’altezza del paesaggio creato da Dio e non di certo dall’uomo.