Una studentessa salentina realizza ‘Il Ventaglio del Presidente’ e vince il concorso nazionale

Cristina Bortune, studentessa 24enne dell’Accademia di belle arti di Lecce è tra i vincitori del Concorso Nazionale ‘Il Ventaglio del Presidente’. Il lavoro in stoffa rappresenta le regioni italiani legate insieme da un filo rosso.

È una giovane salentina, Cristina Bortune la vincitrice del concorso nazionale ‘Il Ventaglio del Presidente’, indetto dall’Associazione stampa parlamentare e giunto alla sua XI edizione. Il lavoro, minimal e raffinato, dal titolo «L’Italia che vorrei» è riuscito a conquistare la Commissione chiamata a scegliere tra i 59 elaborati presentati. E così la studentessa dell’Accademia delle Belle arti di Lecce, volerà nella capitale per prendere parte alla tradizionale cerimonia di consegna dei ventagli decorati al Presidente della Repubblica Italiana e ai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato come omaggio da parte dell’ASP che si tiene annualmente tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto, in vista della chiusura dei lavori parlamentari per la pausa estiva.
 
Grande soddisfazione e un pizzico di orgoglio sia da parte del direttore dell’Accademia, il professor Claudio Delli Santi che dalla docente Grazia Tagliente che ha presentato la giovane ragazza al concorso.
 
«L’Italia che vorrei», come detto, è un lavoro minimal e raffinato, un cucito su stoffa dove salta subito all’occhio la rappresentazione di tutte le regioni d’Italia, legate insieme da un filo rosso. Dietro la sua apparente semplicità, si nasconde un significato profondo. 
 
«L'Italia che vorrei è una terra unita, che accoglie il prossimo, dandoli valori, speranze e dignità. L' Italia che vorrei, non ha sesso, non ha colore, e non guarda l'amore tra due donne o due uomini con occhi di rimprovero. L' Italia che vorrei è una madre che investe sui propri figli, dà a loro voglia di crederci e l'opportunità di un domani sereno».
 
Una serie di fili rossi rimagliano i confini politici in una nuova unione d’animo per disegnare “L’Italia che vorrei”. Il ricamo come opera d’arte permette di andare alle radici della cultura popolare e ripartire verso la creatività del contemporaneo con spirito etico e responsabilità civile.