Unisalento nella classifica de ‘Il Sole24ore’. Zara, ‘Indicatori poco chiari’

In merito alla posizione dell’Università del Salento nella classifica redatta da ‘Il Sole24Ore’, è intervenuto a mezzo stampa il Rettore Vincenzo Zara, per comunicare le proprie considerazioni.

In atto vi è un’accesa discussione, nel panorama accademico locale e nazionale, dopo la pubblicazione della graduatoria stilata da “Il Sole 24 Ore”. Entrando del merito della classifica, dunque, l’Università del Salento perde complessivamente rispetto al 2014 una sola posizione e quindi risulta sostanzialmente stabile. Risultato tutto sommato “sopportabile”, considerando che qualche anno fa l’ateneo salentino era relegato nelle ultimissime posizioni. Non solo. Passando all’analisi delle singole voci, UniSalento è sostanzialmente stabile per “sostenibilità” (cioè numero docenti in materie caratterizzanti), “stage” effettuati, “soddisfazione” dei laureati.

Si cala, invece, per quanto concerne “attrattività” (da fuori regione), “mobilità”, “borse di studio”, “efficacia”. Buon miglioramento, invece, su “occupazione” e nelle misure contro la “dispersione”. Non ci sono nuovi dati su “ricerca”, “fondi esterni” e “alta formazione”. Ed è proprio su uno di questi ultimi aspetti che Vincenzo Zara, rettore dell’istituzione accademica leccese, proprio non riesce comprenderne i criteri di selezione: “Come si fa a “posizionare” un Ateneo per “attrattività” senza considerare le caratteristiche geografiche e logistiche del territorio in cui si trova? Come si fa a giudicare la capacità di attrarre studenti da fuori regione senza considerare il dato, appunto, regionale?”.

La pubblicazione dei ranking degli Atenei italiani a livello nazionale e internazionale ci dà ogni anno modo di dibattere sulla “qualità” del lavoro accademico, ma soprattutto sulle modalità di “misurazione” di questa qualità. “Inoltre – scrive Zara – si tratta di classifiche e graduatorie che, non per niente, in genere vengono rese note a ridosso del periodo di immatricolazione e che vorrebbero quindi essere utili per una scelta ragionata dell’Ateneo da frequentare. In tempi di corposo drenaggio di giovani studenti dal Sud al Nord, dobbiamo perlomeno fare attenzione a come leggerne i risultati”.

Anzitutto è bene chiarire che la “posizione” di un Ateneo nelle singole graduatorie è dipendente dalla varietà di indicatori utilizzati e poi dalla loro specifica combinazione. “Le fonti dei dati utilizzati, inoltre, sono spesso difformi e non del tutto confrontabili tra loro, e sono talvolta riferite a indagini solo apparentemente ‘quantitative’, condotte con metodologie e criteri di fatto né oggettivi né verificabili”. In sintesi, qualcosa va meglio e qualcosa meno bene ma nel complesso la nostra posizione rimane stabile: “Un dato che, però – sottolinea il Magnifico – non ci pare ben ‘argomentato’ con il ricorso a indicatori chiari e “leggibili”, e che in mancanza di aggiornamenti su alcune voci importanti al pari delle altre non dà certezze sulla completezza e l’accuratezza del metodo seguito”.
Ma soprattutto mancano indicatori di contesto. “Lo ripetiamo da anni e non ci stancheremo di farlo: I dati più recenti indicano che su circa 20mila nuovi immatricolati pugliesi, circa 13mila scelgono di rimanere in Puglia e circa 7mila si spostano fuori regione; meno di mille sono, complessivamente, gli immatricolati di altre regioni che scelgono un Ateneo della nostra. Sono numeri che, da soli, danno un’idea delle dinamiche sociali in cui ogni giorno lavoriamo”.

Infine, almeno un dato inequivocabile emerge dall’analisi condotta dal “Il Sole 24 ore”: c’è una evidente correlazione tra le performance e le risorse del Fondo di Finanziamento Ordinario. Più risorse, performance migliori. “Non è che, per caso – conclude – avendo più soldi si può fare meglio? E perché penalizzare così Atenei che, nelle classifiche internazionali, dimostrano di saper fare bene con poco?”.



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