Xylella, la Commissione Europea apre la procedura di infrazione

La Commissione Europea questa mattina ha inviato all’Italia la lettera di ‘messa in mora’ e che apre formalmente la procedura di infrazione. Dall’Ue lamentano ritardi per le eradicazione delle piante di ulivo affette dalla xylella fastidiosa. Ora il Governo dovrà rispondere.

Sì, per l’Italia si tratta di infrazione. La Commissione Europea, infatti, ha recapitato questa mattina all'Italia una lettera di ‘messa in mora’, aprendo così la prima fase della procedura d'infrazione nei confronti dei Trattati Istitutivi dell’Unione Europea. I motivi? La xylella: il Bel Paese, infatti, secondo le istituzioni comunitarie, non sta rispettando pienamente gli obblighi previsti dal piano di eradicazione. A confermarlo c’è anche Enrico Brivio, portavoce della Commissione Ue per la salute e sicurezza alimentare, il quale precisa che la decisione si basa sui risultati dell'ispezione fatta dall'Ufficio veterinario Ue lo scorso novembre e su valutazioni della Commissione Ue.
 
Oltre al danno, quindi, è arrivata anche la beffa, proprio a pochi giorni dal Natale, come un bel pacchetto regalo. L’europa, infatti, ritiene insufficienti le misure adottate dal commissario Silletti, il quale altro non poteva se non dare attuazione alla Direttiva imposta direttamente dai vertici di Bruxelles: il piano di eradicazione, quindi, non starebbe procedendo come qualcuno si aspettava, accumulando ritardi ritenuti non più ammissibili, e allora può partire la procedura di inadempimento.
 
L’Europa, quindi, ha fatto ancora una volta la prima mossa e adesso la palla passa all’Italia: il governo, infatti, avrà 60 giorni di tempo per presentare le sue controdeduzioni, sperando di dare risposte sufficientemente esaustive. Se così non fossa spetterà ai giudici della Corte di Giustizia se sanzionare l’Italia con una multa, potendo decidere anche il blocco delle esportazioni.  
 
La Commissione Europea, quindi, non sembra voler più temporeggiare: nonostante il Tar del Lazio avesse ritenuto alcune misure da sospendere, rimandando ogni decisione definitiva al mese di febbraio, ora tutto si complica: il tempo stringe e per l’Italia e il Salento sarà una corsa per non morire.



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