Xylella, lo sfregio degli incendi agli ulivi deve cessare. L’unica soluzione è il miglioramento genetico

Dopo le bellissime parole di Alessandro Macchia sui tragici roghi di ulivo nel Salento, interviene Fabio Ingrosso, coordinatore del Centro Studi Olea: ‘Il miglioramento genetico è l’unica soluzione, ma la politica ci ha lasciati soli’.

E dopo la xylella… il fuoco! Non c’è pace per gli alberi di ulivo che sono stati per secoli nostri compagni di vita. Il caso cinico e baro o il destino avverso e cattivo c’entrano poco. Chi ha responsabilità se le deve prendere. Tutte. Ma andiamo con ordine.

Emergenza xylella, sono passati sei anni

Il problema legato al batterio ‘xylella fastidiosa’subspecie pauca è ormai divenuto famoso, purtroppo. Tutti ne parlano e tutti cercano soluzioni, ma quali?

Sono ormai passati  sei anni dal 2013, quando la Regione Puglia convocò tecnici, organizzazioni, comuni ecc. per informarli di aver individuato sulle piante di ulivo un batterio da quarantena assai “fastidioso”. Da allora tanto è stato fatto nel bene e nel male, nel giusto o sbagliato che sia dipende dai punti di vista e dagli obiettivi.

L’unica cosa certa è che una soluzione non è stata trovata.

L’olivo (Olea Europea L.) è tra le specie arboree coltivate in Italia e nel Mediterraneo con la più grande estensione sia per il suo ruolo economico che fino ad oggi ha svolto per gli agricoltori che per la storia e l’alimentazione, ma anche per il ruolo che ha la pianta in quanto rappresenta una vera e propria foresta e quindi presidio a difesa delle aree a rischio per la mitigazione del clima proprio nelle aree del sud Italia a rischio desertificazione.

Ecco perché il ruolo dell’olivo è di notevole importanza ed ecco perché ci sono tante resistenze da parte della popolazione e degli stessi agricoltori a voler salvare il patrimonio storico culturale ma soprattutto ambientale ed economico; anche perché non vi sono certezze sul da farsi per la mancanza di un piano operativo di rilancio.

Ulivi, il miglioramento genetico l’unica soluzione possibile

Rilancio? Ripartenza? Facile a dirsi ma difficile a realizzarsi senza una direttrice, una strategia, un progetto.

Si sente parlare di convivenza e di miglioramento genetico come l’unica possibile soluzione. Il 3 luglio scorso se ne è parlato in un efficace articolo su ‘Terra e Vita’.

Eppure ne parlò già nel 2017, in una bellissima intervista su www.agrinewsalento.it, proprio il professor Giuseppe Fontanazza, costitutore dell’ormai famosa FS-17 o meglio conosciuta come ‘Favolosa’, la pianta che può essere utilizzata per il reimpianto insieme al ‘leccino’ perché entrambe ‘resistenti’ al batterio. E sempre su agrinewsalento.it ne parlò anche il professor Antonio Cimato.

L’orto degli ulivi

Ebbene. nel 2017 è nato il primo campo varietale di ulivo volto al miglioramento genetico proprio in zona infetta chiamato “l’orto degli Ulivi” dove sono state impiantate oltre 210 linee genetiche nuove di incrocio, provenienti da numerosi incroci tra varietà italiane.

Sono trascorsi due anni e le piante sono cresciute e stanno dando importanti evidenze sia dal punto di vista agronomico e produttivo che scientifico e fitopatologico.

La politica ne è a conoscenza, dal Presidente della Regione Puglia all’ex assessore, al Ministro impegnato nei voli sul Salento, ma a tutt’oggi non si è interessata; ci sono state solo parole, fatti zero! Al punto che siamo andati avanti con passione, dedizione e grande professionalità senza l’aiuto economico di nessuno, eppure abbiamo raggiunto risultati importanti che possiamo mettere a disposizione della comunità se solo ci fosse la volontà di sostenere un’attività nata solo con l’obiettivo di offrire un servizio al Salento.

Xylella, che fine hanno fatto tutti i soldi spesi in questi anni?

Denari regionali, nazionali ed europei ne sono stati spesi tanti in altre direzioni ma in questa proprio no!

Che dire poi di quanto sta accadendo negli ultimi giorni? Non è bastato il batterio, adesso anche il fuoco. Sì, il fuoco! Stanno bruciando di proposito gli ulivi, un gesto vile come a dire “poniamo fine a questa agonia”. Come a dire: ‘di fronte a un non saper cosa fare poniamo fine alla nostra storia, alla nostra cultura’.

Bene ha detto Alessandro Macchia proprio su www.leccenews24.it quando, nel suo mirabile articolo, ha paragonato gli incendi degli ulivi alla tragedia parigina di Notre-Dame e il riferimento alla legge Ateniese che mi permetto di riportare integralmente “dare alle fiamme gli ulivi è anche più grave, non trattandosi di un crimine qualunque, bensì di un crimine contro l’umanità, per via, appunto della lunga storia di cui sono protagonisti e portatori di testimonianza. Ed è proprio questo il senso di quell’antica legge ateniese, spesso citata e talvolta auspicata, che condannava a morte chiunque si fosse macchiato della distruzione di un ulivo. A ben vedere, quella legge è sotterraneamente ancora in corso, perché la morte di quegli ulivi è la stessa morte di chi appicca quei fuochi. A ben vedere, è la morte di noi tutti. Anche di coloro che devono ancor nascere”.

Conoscere per uscire dall’emergenza

Ecco perché lo studio e la conoscenza sono fondamentali in questo tragico momento, conoscenza per uscire dall’emergenza.

Il “Centro Studi Olea”, grazie anche al contributo di professionisti dall’indiscusso valore come Giuseppe Vergari, ha sviluppato e messo in atto il laboratorio a cielo aperto incentrato sul miglioramento genetico e sulla valutazione del grado di tolleranza e resistenza alla Xylella Fastidiosa di cultivar di olivo di nuova e vecchia costituzione, senza dimenticare strategie per salvare dove possibile il grande patrimonio olivicolo della nostra terra.

(nelle foto, l’Orto degli Ulivi nel 2017 e poi nel 2019)

Solo chi non vuol vedere non vede! Ma noi andiamo avanti ugualmente, certi di poter mettere a disposizione del territorio le conoscenze che abbiamo appreso sul campo.

Una cultura fatta di conoscenze pratiche, concrete, reali.

La politica non è interessata a conoscerle ma chi vuole bene al Salento sì!

(la foto di copertina è di borderline24.com)