Finiscono sotto processo i cinque imputati per i presunti abusi edilizi nel noto stabilimento balneare Samsara di Gallipoli, in località Baia Verde. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal gup Michele Toriello al termine dell’udienza preliminare per Rocco Greco, legale rappresentante della Società “Sabbia d’Oro s.r.l.” proprietaria dello stabilimento balneare denominato “Samsara beach”; Lorenzo De Pinto, tecnico progettista della società; Giuseppe Cataldi, già dirigente del Settore Urbanistico e Dirigente dell’Ufficio Demanio del Comune di Gallipoli, Sergio Leone, funzionario delegato alla firma per dirigente del Settore Urbanistico del Comune e Vincenzo Schirosi, responsabile del procedimento relativo alla pratica edilizia.
Dovranno presentarsi il 1 marzo dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale per l’inizio del processo. Il collegio difensivo è formato dagli avvocati Pompeo Demitri, Luigi Suez, Luigi Covella e Alessandro De Matteis che potranno dimostrare l’estraneità alle accuse durante il dibattimento.
Rispondono di concorso in abusivismo edilizio. Gli inquirenti, sulla scorta di una dettagliata consulenza tecnica, contestano anche il reato di occupazione abusiva di terreno pubblico. Sotto la lente d’ingrandimento della Procura sono finiti una serie di permessi ed autorizzazioni (tra cui l’assenza di nullaosta) ritenute illegittime, per la presenza di vincoli paesaggistici.
Nello specifico, secondo l’accusa, i cinque indagati avrebbero realizzato, su di un’area demaniale marittima sottoposta a vincolo paesaggistico, una serie di interventi edilizi per la creazione di una complessa struttura destinata a stabilimento turistico-balneare ed attività ricreative di intrattenimento musicale e danzante (discoteca all’aperto). In che modo? Attraverso la creazione di grande manufatto destinato a chiosco-bar, cucina, deposito con annessi locale dj e zona shop, servizi igienici, infermeria, struttura ombreggiante ed ancora camminamenti, pedane, scale e rampe.
Ricordiamo che il 7 febbraio 2019, i militari della Guardia costiera hanno eseguito un decreto di sequestro.
Il provvedimento portava la firma del giudice per le indagini preliminari, Carlo Cazzella, su richiesta del procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone.