Il modus operandi, ormai, sembra sempre lo stesso: inserzione su siti internet – oltretutto ritenuti tra i più affidabili – di annunci di compravendite relative ad auto con prezzi ultraconvenienti, attendendo che qualcuno si faccia avanti per l’acquisto. Trovato l’acquirente – ossia un artigiano di Sannicola – un soggetto si è fatto inviare, mediante ricarica postepay, un anticipo di 2mila euro per l’acquisto di un’autovettura Mercedes Vito il cui costo (vantaggiosissimo) sarebbe stato di complessivi 10mila euro. Beh, offerta più conveniente di così, considerando il valore di mercato della macchina, non poteva esistere forse. Dopodiché, avrebbe fatto perdere ogni traccia di sé sia dal sito di annunci, sia “dalla realtà”, disattivando l’utenza mobile utilizzata per il contatto.
L’indagine che ha portato al deferimento dell'individuo in questione nasce dunque dalla denuncia presentata alla Stazione Carabinieri di Sannicola dal malcapitato artigiano. Attività che ha visto i militari dell’Arma impegnati in controlli sui siti internet interessati, nonché nella difficile ricerca delle vere generalità del soggetto palesatosi come venditore con nome inventato ma corrispondente ad altra persona totalmente estranea alla vicenda. L’utilizzo di generalità di una persona realmente esistente – ma estranea ai fatti nonché di una società realmente esistente ed attiva in transazioni online di autovetture, peraltro considerata tra le più affidabili, ed anch’essa ignara di tutto – avrebbe ulteriormente complicato la ricerca del colpevole.
Pertanto, solo grazie all’analisi della carta postepay beneficiaria della transazione – unitamente all’articolata e complessa comparazione tra i dati della stessa ed i log dei pc impiegati dal venditore – si è potuto completare il quadro indiziario e smascherare il presunto truffatore. Si tratta di un genovese 60enne, denunciato in stato di libertà con l’accusa – da cui ora dovrà difendersi – di truffa aggravata.
Che dire, le truffe online appaiono all'ordine del giorno. Basti ricordare l'analogo episodio avvenuto negli ultimi di Ottobre, quando una casalinga di Sannicola pagò 300 euro di caparra per una stanza a Pescara dopo aver letto l'annuncio su internet. Non appena recatasi in Abruzzo, però, la scoperta che l'appartamento fosse inesistente.
