I difensori della famiglia De Santis. “I test in carcere su De Marco possono condizionare la perizia psichiatrica”

I legali, con un’istanza presentata in Procura, chiedono nuove regole sugli incontri in carcere dell’omicidio reo confesso con gli psichiatri.

I difensori della famiglia di Daniele De Santis, ucciso da Antonio De Marco a coltellate assieme alla fidanzata nella casa di via Montello, presentano un’istanza in Procura per chiedere nuove regole sugli incontri in carcere dell’omicidio reo confesso con gli psichiatri.

Gli avvocati Renata Minafra e Mario Fazzini ritengono che i test psicodiagnostici possano condizionare la successiva perizia psichiatrica. E sentito il parere del consulente di parte Massimo Picozzi chiedono al pm Maria Consolata Moschettini (aveva già espresso parere contrario a test) di interloquire con il gip Michele Toriello che ha calendarizzato con i difensori di De Marco, gli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, quattro incontri del proprio assistito, detenuto nel carcere di Borgo San Nicola, con gli psichiatri Elio Serra e Felice Carabellese.

I difensori della famiglia De Santis, temono che i test psicodiagnostici somministrati in questa fase dai consulenti di parte non possano essere eseguiti e ripetuti in seguito, finendo per condizionare il buon esito della perizia.

Intanto, la settimana scorsa, sono iniziati gli incontri tra Antonio De Marco e i consulenti nominati dalla difesa, in vista di un’eventuale richiesta di perizia psichiatrica. Gli specialisti attraverso quattro colloqui in carcere con l’omicida reo confesso di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, dovranno valutare il suo stato di salute mentale e la capacità d’intendere e di volere al momento dei fatti. I prossimi due incontri si terranno l’11 e il 18 novembre ed al termine degli stessi gli avvocati di De Marco stabiliranno se avanzare al gip, la richiesta di perizia psichiatrica, nell’ambito dell’incidente probatorio.

I retroscena sul duplice omicidio di Via Montello

In un quaderno, lo studente di scienze infermieristiche ha appuntato la propria sofferenza ed i suoi propositi omicidiari, ponendosi il dubbio di essere “nato per uccidere”. Antonio De Marco inizia fin da subito a covare un sentimento di vendetta, in particolare nei confronti delle ragazze, dopo i rifiuti ricevuti negli anni.

E crea anche un suo avatar che si poneva come obiettivo la sofferenza e la morte degli altri. Una sorta di alter ego, dai contorni fumettistici che compare solo in alcuni frangenti, quando la rabbia del giovane è pronta ed esplodere. Ed a fine agosto Vendetta irrompe prepotentemente sulla scena, dopo che De Marco si è deciso ad ammazzare ed afferma: “Ucciderò Daniele”. “Voglio farlo a pezzi”. Ed aggiunge che si tratterebbe solo di una base di partenza. Non solo, poiché definisce questa risoluzione finale: “Una vendetta contro Dio”.

Emergerebbe dunque il profilo di un serial killer e di una persona in grado di uccidere ancora, come già temuto dagli inquirenti e rimarcato dal gip Michele Toriello, nell’ordinanza di convalida del fermo. Saranno, come detto, i consulenti della difesa ad approfondire questi aspetti della personalità di De Marco.



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