Pressioni sui colleghi per ottenere favori e false dichiarazioni? Assolto un militare della Capitaneria di porto

L’imputato rispondeva dei reati di induzione indebita a dare o ricevere utilità e falso in atto pubblico, ma è stato assolto al termine del processo

Rispondeva dell’accusa di avere approfittato della sua posizione per esercitare pressioni sui colleghi di grado inferiore ed ottenere favori. Non solo, poiché, secondo l’accusa, avrebbe dichiarato il falso sui rapporti di missione.

Nella giornata di oggi, al termine del processo, i giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Valeria Fedele e Roberta Maggio) hanno assolto con formula piena, “perche il fatto non sussiste”, M.A, 59enne di Soleto, militare in pensione della Capitaneria di porto. Rispondeva dei reati di induzione indebita a dare o ricevere utilità e falso in atto pubblico.

Il pm Alberto Santacatterina, al termine della requisitoria, ha invocato l’assoluzione. Stesso discorso per la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Massimiliano Petrachi. Il legale ha sottolineato, durante l‘arringa difensiva, l’insussistenza del reato di falso e che non c’è mai stata alcuna pressione da parte del militare sui propri colleghi.

Le motivazioni della sentenza si conosceranno entro 60 giorni.

Le accuse

Secondo l’accusa, il militare, in qualità di dipendente della Capitaneria di porto di Gallipolicon il grado di primo maresciallo luogotenente e l’incarico di comandante di motovedetta (all’epoca dei fatti) avrebbe esercitato pressioni su militari inferiori di grado. E avrebbe minacciato di trasferire in sedi disagiate, rivolgendosi al comando centrale, chiunque avesse verbalizzato i suoi concittadini.

In particolare, si parla di una serie di presunte ingerenze anche attraverso telefonate ai colleghi del circondario marittimo di Otranto che avevano elevato i verbali a lui sgraditi. E si fa riferimento ad una contravvenzione del 30 luglio del 2016, per la quale sarebbe intervenuto direttamente in favore di un suo conoscente, asserendo tra le altre cose, la posizione regolare del natante al momento del controllo. Inoltre, il militare si sarebbe intromesso per evitare una contestazione nei confronti di un noto complesso alberghiero. Infatti, avrebbe contattato il collega che aveva redatto il verbale, sottolineando che la struttura era frequentata da ufficiali e comandanti in servizio a Roma. E poi, il 59enne, sempre secondo l’accusa, avrebbe telefonato allo stesso collega per evitare che venisse eseguita una sanzione amministrativa nei confronti di una pescheria.

Come detto, il militare avrebbe anche attestato il falso, quand’era al comando di due motovedette del circondario marittimo di Otranto, nel corso delle missioni Triton finanziate dall’agenzia europea Frontex.  Si fa riferimento alle dichiarazioni contenute nel giornale di bordo e nei rispettivi rapporti del settembre 2016 con cui avrebbe affermato in tre occasioni di aver navigato ininterrottamente. In realtà, sosteneva l’accusa, sarebbe emerso che durante quelle giornate, le motovedette risultavano ormeggiate nel porto di San Foca per circa un’ora e mezzo.

Le indagini hanno preso il via da due informative della Guardia di Finanza di Gallipoli.

E si è poi arrivati all’apertura dell’inchiesta ed alla celebrazione del processo di primo grado, conclusosi con l’assoluzione del militare.



In questo articolo: