Si conclude con sette assoluzioni il processo sui presunti illeciti nell’affidamento dei lavori di riqualificazione della scuola elementare di Corsano.
La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Valeria Fedele e Natasha Mazzone), nel pomeriggio di oggi.
Sono stati assolti: Biagio Martella, 53enne, ex Sindaco di Corsano; il fratello Giorgio Martella, 49enne, anch’egli ingegnere; Sebastiano Chiarello, 43 anni di Tricase e Chiara Chiarello, 34 anni di Alessano. E poi, Antonio Bisanti, 61 anni di Corsano; Fernando Zocco, 62 anni di Tricase e l’ingegnere Emiliano Zampironi, 48 anni di Gagliano del Capo.
I sette imputati rispondevano a vario titolo e in diversa misura, delle ipotesi di reato di: corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, turbata libertà degli incanti e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale (riqualificato dai giudici in falsità materiale e dichiarato prescritto per due imputati).
Le motivazioni della sentenza si conosceranno entro i prossimi 60 giorni.
Il pm Alessandro Prontera, al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna, tra i 3 e i 4 mesi di reclusione solo per tentata turbativa d’asta nei confronti di Biagio Martella, Sebastiano Chiarello e Antonio Bisanti.
Il collegio difensivo
Gli imputati erano assistiti dagli avvocati Luciano De Francesco, Luigi Covella, Riccardo Giannuzzi, Simone Viva, Fabio Ruberto, Luca Puce, Francesco Nutricati, Fernando Amoroso, Antonio Frisullo che avevano chiesto l’assoluzione.
Inoltre, era finito sotto inchiesta l’architetto Antonio Bleve, 55enne di Corsano.
I fatti contestati risalirebbero al mese di maggio del 2017. L’inchiesta, coordinata dal pm Roberta Licci e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Tricase, ha preso il via da un esposto.
Sotto la lente della Procura era finito il progetto preliminare di riqualificazione di una scuola, affidato all’architetto Sebastiano Chiarello, poi firmato dall’architetto Bleve, per consentire all’Amministrazione Comunale di Corsano di partecipare ad un bando della Regione Puglia del valore di 985 mila euro.
Ciò sarebbe avvenuto, secondo l’accusa, con la promessa a Chiarello dell’affidamento dell’incarico professionale di progettazione esecutiva e definitiva e con l’accordo che gli altri professionisti, invitati a partecipare alla gara attraverso posta elettronica certificata, avessero rinunciato. In cambio, Sebastiano Chiarello avrebbe però dovuto versare una “tangente” di 20 mila euro.
Per mettere in atto il piano, la somma doveva formalmente risultare quale corrispettivo in favore di Chiara Chiarello. Quest’ultima doveva essere indicata da Sebastiano Chiarello, quale collaboratrice nella redazione del progetto esecutivo. E avrebbe invece poi provveduto al versamento della somma nelle mani di Giorgio Martella, fratello dell’allora sindaco Biagio Martella. E l’assegnazione dell’incarico sarebbe avvenuta con determina di Bleve del 5 aprile del 2017, attraverso un bando di gara per un importo complessivo di 99.355,51 euro (appena sotto la soglia dei 100 mila euro che avrebbe imposto la gara ad evidenza pubblica).
Invece Antonio Bisanti, in qualità di consulente esterno, si sarebbe occupato della parte architettonica del progetto. E come Sebastiano Chiarello, si sarebbe dovuto impegnare a versare una tangente di 20mila euro su richiesta dell’allora sindaco. Ed anche in questo caso, la somma doveva formalmente risultare quale corrispettivo in favore di Chiara Chiarello. Stesso discorso per Emiliano Zampironi, anche lui coinvolto nel presunto piano per ottenere incarichi dal Comune, in cambio di tangenti.
Infine, Fernando Zocco e Antonio Bisanti avrebbero minacciato Sebastiano Chiarello che stava manifestando l’intenzione di ritirarsi dalla gara. In particolare, rivolgendogli la frase: “Sebastiano tu sei giovane, se ti comporti in questa maniera sarai tagliato per sempre da tutti i lavori pubblici”.
Tali accuse sono cadute al termine del processo.
