Auto e moto cedute ai boss da alcune concessionarie: inchiesta della Procura

Nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Guglielmo Cataldi, al momento non ci sono indagati, ma gli inquirenti stanno acquisendo documentazione utile ed hanno anche effettuato un controllo nei locali di un’attività commerciale.

Una nuova inchiesta della Procura Antimafia di Lecce starebbe cercando di verificare, i presunti rapporti tra personaggi vicini agli ambienti della criminalità con alcune rivendite di auto.

Il fascicolo è stato aperto dal sostituto procuratore Guglielmo Cataldi che sta coordinando l’attività svolta dagli agenti della Squadra Mobile e dai finanzieri del Nucleo di PoliziaTributaria. Al momento non ci sono indagati, ma gli inquirenti, pur procedendo con grande cautela, stanno acquisendo documentazione utile per apportare elementi di novità alla delicata inchiesta. 

Nei giorni scorsi, gli investigatori hanno effettuato un controllo nei locali di un'attività commerciale. Gli inquirenti dovranno adesso verificare le modalità eseguite dai rivenditori per la cessione di auto e moto  a quei soggetti "sospettati" di essere collegati con gli ambienti della malavita organizzata.

Gli agenti cercano, nell'ambito di questi nuovi accertamenti e nelle recenti acquisizioni documentarie, anche delle eventuali conferme su di una precedente operazione antimafia. I sospetti sulle auto utilizzate dai malavitosi era emersa a novembre scorso, quando la Squadra Mobile ha eseguito 35 arresti nell’ambito nel blitz denominato “Eclissi”. Il gip Alcide Maritati, difatti, oltre alle ordinanze di custodia cautelareemesse per mafia, estorsione ed armi, aveva anche firmato un provvedimento di sequestro per vetture e moto di grossa cilindrata, riconducibili ai presunti boss, fiancheggiatori e gregari di un gruppo operante su Lecce.
La misura cautelaresi giustificherebbe in virtù del fatto che “il valore appare sproporzionato rispetto al reddito dichiarato e all’attività economica svolta”.

Questo filone d'inchiesta, inoltre, si ricollegherebbe, in qualche modo, anche alle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, che negli anni si sono soffermati sulla disponibilità di auto da parte di boss o gregari. È ciò che emergerebbe anche dai verbali sottoscritti dal neo pentito Antonio Pierri. Il 31enne di Squinzano è il collaboratore di giustizia della delicata indagine sulla guerra di mala nel suo paese, nell’ambito delle operazioni “Vortice Dejà-vù” , "Paco" (chiamata così proprio per il soprannome dato a Pierri) e “Dejà-vù ultimo atto”, in seguito alle quali sonostati smantellati i due clan Notaro e Manca e sono state iscritte nel registro degli indagati 96 persone (tra l'altro nei giorni scorsi, era stata incendiata la macchina della madre di Pierri, episodio interpretato dagli inquirenti come un "avvertimento" di tipo mafioso).
Pierri in una sua dichiarazione, fa proprio riferimento al noleggio di un’auto di lusso da parte di un esponente della criminalità organizzata.



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