Inchiesta sul bar “Il molo” di San Cataldo. L’ex assessore Luca Pasqualini finisce sotto processo

Il gup Marcello Rizzo, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio anche ex dirigenti di Palazzo Carafa ed imprenditori.

Finisce sotto processo l’ex assessore del Comune di Lecce, Luca Pasqualini, nell’ambito dell’inchiesta sul chiosco-bar “Il Molo” che si affaccia sul lungomare di San Cataldo.

Il gup Marcello Rizzo, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio come detto, Luca Pasqualini, 50 anni di Lecce, in qualità di amministratore di fatto della L.G. srl e considerato titolare di fatto del chiosco-bar e altre otto persone.Si tratta di: Maria Antonietta Greco, 68 anni di Lecce, ex dirigente comunale del settore Urbanistico; Giancarlo Pantaleo, 66 anni di Monteroni, responsabile dell’ufficio comunale Demanio; Daniele Buscicchio, 64 anni di Lecce, ex responsabile comunale dell’ufficio Paesaggio; l’architetto Luigi Maniglio, 71 anni di Lecce, ex dirigente del settore Urbanistica; Vincenzo Gigli, 72 anni di Lecce, all’epoca dei fatti, presidente pro tempore della commissione Paesaggio del Comune.

E ancora: Caterina Delle Canne, 62 anni di Lecce, amministratrice della Idea Line, Rossana Capoccia, 51 anni di Lecce, legale rappresentante della società “L.F. s.r.l.s”, proprietaria del chiosco e committente dei lavori; Alfredo Barone, 66 anni di Lecce, in qualità di titolare della “Idea Line srl”.

Il processo avrà inizio il 4 ottobre prossimo, davanti ai giudici della seconda sezione collegiale.

Rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. distruzione o deturpamento di bellezze naturali, lottizzazione abusiva, opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da esse, occupazione abusiva di suolo demaniale.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati: Luigi Rella, Giuseppe Corleto, Antonio Quinto, Francesco Galluccio Mezio e potranno dimostrare l’estraneità alle accuse nel corso del dibattimento.

Invece, Gianfranco Cozza, 45 anni di Surbo, tecnico progettista della “L.F..s.r.l.s”, assistito dall’avvocato Vittorio Vernaleone, ha chiesto la “messa alla prova”.

Le accuse

Diverse le violazioni contestate dai pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci, per la gestione e realizzazione della struttura che insiste vicino al Lido Salapia, già al centro di questioni giudiziarie.
Anzitutto, secondo la Procura, la realizzazione de “Il Molo” sarebbe avvenuta in totale assenza del permesso di costruire, dei nulla osta delle autorità preposte al vincolo e dei titoli demaniali rilasciati dal capo del compartimento”.
Inoltre, la concessione a costruire sarebbe stata rilasciata “in totale assenza di procedura ad evidenza pubblica”.

Pasqualini e Gigli rispondono anche dell’accusa di corruzione. Nel gennaio del 2017, l’ex assessore comunale, in cambio del parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica m 2017/0003, avrebbe assunto la figlia di Gigli come consulente fiscale e depositario della L.F. srl.

Lo stesso Pasqualini e la Capoccia rispondono anche di tentata truffa aggravata. Avrebbero attestato falsamente, nella domanda di accesso a finanziamento MLT ( pari a 85mila euro) con fondo di garanzia, di avere il requisito essenziale al fine della concessione dello stesso. Ovvero il mantenimento del possesso della struttura per un periodo quinquennale successivo al termine dell’investimento. Senza però riuscirci “per cause indipendenti dalla loro volontà” .

Il sequestro

Nell’ottobre del 2018, i militari della Guardia costiera hanno dato attuazione al decreto di sequestro preventivo del Gip, Vincenzo Brancato.

Sarebbe emerso che la licenza di concessione demaniale risalente all’aprile 2017 non avrebbe tenuto in alcun conto che l’area rientra nel Piano regionale delle coste (Prc) e vieta il rilascio di qualsivoglia concessioni per tre anni successivi all’approvazione definitiva.
A questo si aggiungerebbero anche criteri di costruzione invasivi, nonostante il parere contrario della Soprintendenza e la nota comunale emessa per scadenza del termine per la realizzazione di opere temporanee.



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