Inchiesta “Buste Pulite”. Arresti domiciliari per altre due persone. Sono otto gli indagati

Sono finiti ai domiciliari: l’imprenditore Pietro Bonetti, 71anni, e Monica Franchini, 49 anni, entrambi di Lecce, rappresentante di protesi di un’altra azienda.

Quattro arresti nell’inchiesta “Buste Pulite”. Infatti, le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Lecce stanno dando esecuzione – in queste ore – all’ordinanza di custodia cautelare in carcere a firma del gip Giovanni Gallo per Carmen Genovasi, 46 anni di San Pietro in Lama e per Giuseppe Bruno, 57 anni di Collemeto ( frazione di Galatina), dopo gli interrogatori dell’udienza di convalida odierna.
Ed agli arresti domiciliari, sempre su richiesta dei pm Roberta Licci e Massimiliano Carducci, nei confronti di altre due persone. Si tratta dell’imprenditore Pietro Bonetti, 71anni, e della rappresentante di protesi Monica Franchini, 49 anni, entrambi di Lecce,
Sono invece indagati a piede libero: il politico Fabio Campobasso, 52 anni di Lecce, attualmente coordinatore cittadino di “Voce popolare” e marito della Franchini;

E poi G. R., 46 anni di San Pietro in Lama, marito della Genovasi; V. S., 52enne di Presicce-Acquarica del Capo; MB., 30enne di Lecce. Rispondono di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della P.A. e falso ideologico continuato in atto pubblico.

Il nome di Campobasso compariva già nel decreto di perquisizione dei giorni scorsi.

Sono assistiti dagli avvocati: Carlo Sariconi, Carlo Caracuta, Simona Ciardo, Luigi Covella, Giovanni Gabellone, Vincenzo Magi.

Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lecce, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lecce, nascono da autonoma attività d’intelligence degli investigatori che hanno approfondito la significativa e repentina crescita del volume d’affari di diverse società salentine operanti nel settore della fornitura di apparecchiature elettromedicali alla ASL, al fine di verificarne la dinamica.

Le attività investigative hanno così permesso di portare alla luce un elaborato sistema illecito votato alla commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione, in particolare in danno dell’Asl di Lecce, grazie ad un consolidato rapporto corruttivo tra un funzionario dell’Ente, un altro dipendente dello stesso ed alcuni imprenditori attivi nel settore del commercio di ausili protesici, sanitari, ortopedici ed audiometrici, che lo scorso 8 giugno aveva già portato all’arresto in flagranza di una dirigente pubblica ed un dipendente di un’impresa privata colti in flagranza di scambiarsi una busta contenete 850 euro di denaro contante; altro denaro contante in blocchetti da 50 euro è stato rinvenuto nel corso delle perquisizioni sia presso la ASL che presso le abitazioni degli arrestati.

L’accordo corruttivo tra i dipendenti pubblici e diversi imprenditori, tra i quali quelli coinvolti nell’odierna operazione, prevedeva l’assegnazione diretta delle pratiche di fornitura di ausili medici agli operatori economici, di fatto ignorando il diritto di scelta del paziente, garantendo così non solo ad alcuni imprenditori un illecito vantaggio patrimoniale in danno dell’Ente di appartenenza, spesso costretto a fornire ausili sanitari protesici o elettromedicali pagandoli più del dovuto, ovvero a fornire ausili non realmente adeguati alle necessità del paziente, ma anche azzerando la concorrenza di altri imprenditori esclusi dall’accordo illecito.
In un caso, gli indagati hanno finanche tentato di fornire una carrozzina indicata per attività agonistica (più costosa) ad una paziente allettato di 91 anni d’età.

Oltre al denaro contante i finanzieri hanno documentato numerose altre utilità scambiate al fine di ottenere le pratiche di assegnazione delle pubbliche forniture tra cui la falsa assunzione del marito della funzionaria da parte di un imprenditore, poco tempo dopo licenziato per ottenere il beneficio dell’“indennità di disoccupazione”, elettrodomestici, generi alimentari nonché i D.P.I. (dispositivi di protezione individuale), difficilmente reperibili e venduti a peso d’oro durante il blocco totale del Paese dovuto all’emergenza epidemiologica.



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