Cosa lascia dietro di sé la decisione della Corte Suprema indiana di rinviare a mercoledì, 14 gennaio, l'esame dell'istanza di proroga del rientro in India chiesta dai legali del fuciliere del Battaglione San Marco, Massimiliano Latorre nel frattempo trasferito all'istituto neurologico Carlo Besta di Milano per essere sottoposto a «follow up neurologico» all’indomani della delicata operazione al cuore, subìta il 5 gennaio scorso al Policlinico San Donato del capoluogo lombardo, per un’anomalia cardiaca che non si esclude sia stata una delle concause dell’ictus che lo aveva colpito a fine agosto? Dubbi, ancora dubbi, sul futuro sempre più incerto dei due militari italiani che attendono ancora, a distanza di tre anni, di conoscere il capo d’accusa non ancora formalizzato.
Entro la mezzanotte di oggi, alla scadenza del permesso sanitario concesso, il militare pugliese sarebbe dovuto rientrare a New Delhi, dove si trova ‘recluso’ nell’ambasciata italiana, il collega e amico Salvatore Girone, considerato dall'India come «unica garanzia» per il ritorno di Latorre che, se non altro, resta in Italia. In attesa del 14, come hanno riferito all’Ansa fonti legali all’uscita dell’udienza, i termini di scadenza del permesso concesso sono stati sospesi.
Il presidente del Tribunale indiano, H.L. Dattu, avendo già espresso in passato osservazioni sull'istanza (esattamente lo scorso 16 dicembre, il giudice aveva chiaramente espresso la sua contrarietà all’estensione del permesso sanitario per il sottufficiale), ha subito spiegato che «non poteva trattare il caso» perché già in quell’occasione «aveva espresso delle riserve» e per questo motivo sarebbe opportuno che di essa si occupino i magistrati di un'altra sezione del Tribunale «per un principio di indipendenza di giudizio». Dattu ha quindi chiuso l'udienza senza che i legali di Latorre, Soli Sorabjee e K.T.S. Tuslsi, potessero replicare. Se da un lato la notizia può sembrare positiva, essendoci tutte le condizioni per accogliere la richiesta per ragioni umanitarie, dall’altro non è detto che mercoledì non spuntino fuori altre sorprese, come questa vicenda che si trascina ormai da quasi 3 anni ci ha abituato. Sbagliare non è più possibile dopo tutti gli errori commessi da ambo le parti.
Intanto, il governo italiano attende ancora una risposta da New Delhi sulla proposta che punterebbe a scuse ufficiali, risarcimento alle famiglie dei pescatori uccisi e la promessa di un processo in Italia ai due fucilieri di Marina. Ma Palazzo Chigi sta preparando contemporaneamente tutte le carte per il ricorso all’arbitrato internazionale da parte del tribunale delle Nazioni Unite, che potrebbe esaminare il caso.
La questione comunque è più delicata di quanto appaia. Lo scontro diplomatico è dietro l’angolo, pronto ad esplodere qualora il marò non tornasse a Nuova Delhi, cosa ormai data per scontata date le sue condizioni di salute. Una decisione che avrebbe ripercussioni non solo su Girone, ma anche in India stessa dove da tempo si moltiplicano le voci di chi vuole che venga applicata una «linea dura» contro i due fucilieri.