
Sono accusate di avere eseguito una diagnosi errata su di una paziente affetta da tumore, che a causa del successivo aggravarsi del quadro clinico avrebbe rimediato lesioni permanenti.
Il pubblico ministero Donatina Buffelli, nel corso del processo che si sta celebrando davanti al giudice monocratico Annalisa De Benedictis, ha invocato la condanna a 9 mesi di reclusione (pena sospesa), per ciascuna delle due dottoresse.
La prima in servizio, all’epoca dei fatti, presso un centro diagnostico dell’hinterland di Lecce e la seconda presso un ospedale del Nord Salento. Rispondono delle ipotesi di reato di lesioni personali colpose gravissime e responsabilità colposa per lesioni in ambito sanitario, per non aver rispettato le raccomandazioni previste dalle linee guida.
Nella prossima udienza prevista per l’11 maggio, prenderanno la parola i difensori delle due imputate e successivamente vi sarà la sentenza del giudice.
L’inchiesta
I fatti risalgono al periodo compreso tra luglio del 2013 e gennaio del 2014. Le due professioniste in quell’arco di tempo, avrebbero eseguito una visita ed un’ecotomografia mammaria. La diagnosi, secondo quanto sostenuto dall’accusa, sarebbe però risultata errata. Infatti, pur in presenza di una paziente sintomatica e di un quadro clinico di assoluto allarme (indicativo di una patologia maligna) si sarebbero limitate a tranquillizzarla ed a suggerire una visita di controllo nei successivi sei mesi. In seguito, la paziente, una 55enne del Nord Salento, si sarebbe rivolta ad un ospedale milanese, dove veniva sottoposta ad un intervento di mastectomia radicale ed a ben sei cicli di chemioterapia, per lo stato avanzato della malattia, presumibilmente non diagnosticata a tempo debito. Infatti, sostiene la Procura, si sarebbe avuto un tumore ridotto di oltre la metà ed unico anziché multifocale, in presenza del quale si era resa necessaria la mastectomia totale invece della semplice quadrantectomia.
La donna a causa delle presunta imperizia delle due dottoresse avrebbe subito una serie di lesioni e danni estetici permanenti e decise di sporgere denuncia. Dopo l’apertura di un’inchiesta penale arrivò il decreto di citazione diretta a giudizio a firma della pm Buffelli.
Adesso sarà il giudice a stabilire l’eventuale negligenza nella condotta delle due dottoresse che hanno avuto in cura la paziente.
La donna ed il marito, si sono costituiti parte civile nel corso del processo e hanno invocato un maxi risarcimento con gli avvocati Roberto Rizzo e Luca Puce.