
La Procura chiede la condanna a 10 anni per l’anziano accusato di avere adescato dei ragazzini con piccoli regali, costringendoli a soddisfare le proprie perversioni sessuali all’interno di un casolare. Dinanzi al gup Alessandra Sermarini, nel corso del processo con il rito abbreviato (consente lo sconto di pena di una terzo), svoltosi in mattinata nell’aula bunker di Borgo San Nicola, si è tenuta la requisitoria del pm Simona Rizzo.
Successivamente, hanno preso la parola gliavvocati di parte civile: Angelo Valente, Alessandra Valente, Letizia Di Mattina, Rocco Caputo e Paola Cornacchia che assistono i genitori di alcune giovani vittime di abusi sessuali. I legali si sono “allineati” alle richieste della Pubblica Accusa, chiedendo il riconoscimento delle responsabilità dell’imputato.
L’avvocato Carlo Portaccio, difensore di A.S., 70enne di Taviano ha invocato le attenuanti generiche ed il minimo della pena, sottolineando che all’epoca dei fatti, la capacità d’intendere e di volere dell’imputato fosse condizionata da alcune problematiche di natura psichica.
È, dunque, “saltato” l’ascolto del presunto pedofilo (la difesa ha rinunciato), per l’impossibilità a presentare dichiarazioni in aula a causa di alcuni problemi di salute. Ad ogni, attraverso il proprio legale, l’imputato ha sostanzialmente ammesso gli addebiti.
La sentenza del gup Alessandra Sermarini è prevista nelle prossime ore.
Sarebbero cinque complessivamente le vittime di abusi sessuali, per mano dell’anziano. Si trattava di soggetti vulnerabili che non erano in grado di opporsi agli istinti perversi di un uomo di 70 anni. L’anziano forniva loro uno “spazio” dove giocare a carte, mangiare pizze e panini, fumare sigarette, facendo leva sul loro sentimento di aggregazione. E in cambio chiedeva un prezzo assai alto, al quale le vittime non erano in grado di opporsi. Difatti, come emerso nel corso delle indagini, il tavianese li avrebbe condotti presso un casolare e al suo interno avrebbe compiuto nei loro confronti atti sessuali. Non solo, è stato trovato in possesso di materiale pedopornografico.
Ricordiamo che nei mesi scorsi, il gip Giulia Proto ha emesso un’ordinanza di arresto in carcere, nei confronti di A.S., come richiesto dal pm Stefania Mininni. Il 70enne si trova, tuttora, dietro le sbarre del penitenziario di Borgo San Nicola.
L’altra inchiesta “parallela”
Nei mesi scorsi, invece, sono stati ascoltati dal pm Stefania Mininni, come persone informate sui fatti, i genitori di Mauro Romano, il bimbo di sei anni scomparso a Racale, il lontano 20 giugno 1977. Natale Romano e Bianca Colaianni, dopo l’arresto del 70enne di Taviano nell’ambito dell’inchiesta per pedopornografia, hanno chiesto attraverso il legale Antonio La Scala, la riapertura delle indagini. E come atto dovuto in vista dei necessari accertamenti investigativi, l’uomo è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Il 70enne è lo stesso uomo che venne arrestato circa 40 anni fa con l’accusa di tentata estorsione. Telefonava ai genitori di Mauro Romano chiedendo loro denaro in cambio di notizie sul figlio di cui si erano perse le tracce.
L’inchiesta, in questi mesi, ha avuto ulteriori sviluppi. La Procura avrebbe “trovato” il presunto rapitore di Mauro Romano, un barbiere in pensione V. R, 79enne di Racale che risponde dell’ipotesi di reato di sequestro di persona, dopo l’avviso di conclusione delle indagini a firma del pm Stefania Mininni.
Il suo nome era stato iscritto nel registro degli indagati già alcuni mesi fa. Si tratta dell’amico di famiglia con cui il piccolo si sarebbe allontanato a bordo di un Apecar il giorno della scomparsa.
Ed i difensori di V.R., gli avvocati Antonio Corvaglia e Giuseppe Gatti, hanno presentato una corposa memoria difensiva chiedendo di indagare ulteriormente proprio su A.S. coinvolto nella vicenda del piccolo Mauro.