
Si svolgerà domattina l’udienza di convalida del fermo di Giuseppe Moscara. Il 24enne di Casarano, accusato di essere l’autore materiale dell’attentato ad Afendi, dovrà comparire davanti al gip Giovanni Gallo. Assistito dall’avvocato Simone Viva, potrà fornire la propria versione dei fatti o avvalersi della facoltà di non rispondere. Successivamente, il Gip stabilirà se convalidare il fermo e confermare la misura del carcere.
Il presunto killer deve difendersi da una serie di pesanti accuse. Anzitutto, come detto, risponde del tentato omicidio di Antonio Amin Afendi, raggiunto in macchina da una scarica di proiettili, il 25 ottobre scorso e salvo per miracolo. Ci sarebbe la guerra tra clan rivali alla base dell’attentato subito dal 28enne di origine marocchina, astro nascente del clan “Potenza”.Una vera e propria scalata al vertice dopo la morte del boss assassinato la sera del 26 ottobre 2016, sempre a Casarano quella di Afendi. Il giovane non solo era amico del capo clan, di cui conservava amorevolmente l’immagine nella sua auto, la stessa Golf finita sotto una pioggia di colpi, ma aveva anche preso il suo posto nel cuore della vedova.
L’accusa di associazione a delinquere
Il nome di Moscara viene associato dagli inquirenti a un altro grave fatto di sangue. Apparterebbe al gruppo criminale che cercò di eliminare Luigi Spennato, legato come Afendi, alla fazione un tempo capeggiata da Augustino Potenza. Un filo rosso, quindi, legherebbe i tre agguati che hanno preoccupato non poco la comunità di Casarano.
Dunque, anche per questo episodio Moscara risponde di tentato omicidio. In particolare, secondo l’accusa, il 24enne sarebbe l’esecutore materiale, assieme ad Andrea Del Genio, mentre Luca Del Genio avrebbe avuto il ruolo di mandante. Al termine del processo con rito abbreviato “Diarchia”, il giudice inflisse la pena di 20 anni nei confronti dei due Del Genio.
Moscara, inoltre, come emerso dalle indagini degli ultimi giorni, risponde anche di associazione mafiosa. In questo contesto, secondo la Procura, il 24enne di Casarano avrebbe dato la propria disponibilità ad uccidere Ivan Caraccio, successivamente finito in manette nell’operazione “Diarchia”. Fu il pentito Tommaso Montedoro a riferire agli inquirenti del piano, da lui stesso orchestrato, di eliminare Caraccio, perché era a conoscenza di essere a sua volta finito nel mirino di quest’ultimo.
E poi c’è l’accusa associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Sono una decina gli episodi contestati a Moscara ed avvenuti tra dicembre del 2017 e maggio del 2018, a Casarano e dintorni.
Il danneggiamento dell’auto rubata
Le lancette avevano segnato le 22:50, 40 minuti dopo il tentato omicidio, un cittadino ha chiamato il 112 per raccontare agli uomini in divisa di aver visto, all’altezza del centro commerciale di Cavallino, due persone allontanarsi da una macchina in fiamme “abbandonata” sul ciglio della strada. E ancora, li aveva notati mentre salivano a bordo di una Fiat Punto che a tutta velocità aveva imboccato la tangenziale est in direzione Brindisi. Quando i Carabinieri hanno raggiunto il luogo indicato nella chiamata, dell’auto era rimasto poco e nulla: solo una carcassa di lamiere, completamente bruciata. Quell’auto, però, ha “parlato” ugualmente. Dai primi accertamenti svolti, si è scoperto che la targa risultava appartenere ad un’altra autovettura rubata a Terlizzi, mentre l’auto, una Audi, in origine con targa svizzera, risultava essere stata asportata in Lido Marini a giugno di quest’anno.
Moscara, quindi, risponde anche dei reati di ricettazione, distruzione della targa svizzera di un Audi e danneggiamento seguito da incendio della stessa autovettura (provento di un furto avvenuto a Lido Marini). E per quest’ultimo reato, avrebbe agito in concorso con un’altra persona che avrebbe aiutato Moscara a dar fuoco all’Audi utilizzata per l’agguato ad Afendi, nei pressi del centro commerciale di Cavallino.