Morì suicida lanciandosi dal balcone. Il compagno condannato in Appello a 2 anni e 4 mesi per maltrattamenti

La Corte di Assise d’Appello, ha disposto anche il risarcimento in favore dei familiari della vittima, Giovanna Trofino di Trepuzzi.

Arriva la condanna in secondo grado per maltrattamenti, nei confronti del compagno della donna che si tolse la vita 7 anni fa, lanciandosi dal balcone.

È stata difatti accolta la richiesta di condanna del sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino, che aveva però invocato la pena di 1 anno e 4 mesi.

La Corte ha disposto anche il risarcimento in favore dei familiari della vittima, la 39enne, Giovanna Trofino. Sono assistiti dagli avvocati Pierpaolo Schiattone, Giovanni Carmine Miglietta, Gaetano Stea e Mina Greco.

Angelo Quarta è invece difeso dall’avvocato Marco Pezzuto che ha sempre sostenuto come il suicidio di Giovanna Trofino fosse maturato indipendentemente dal comportamento del compagno.

Nel corso del processo di Appello sono stati ascoltati ben sette testimoni.

Il primo processo

Ricordiamo che nel dicembre del 2018, il gup Vincenzo Brancato ha assolto, “perché il fatto non sussiste” Angelo Quarta, al termine del processo con rito abbreviato. Invece, il Pubblico Ministero Donatina Buffelli aveva chiesto la condanna ad 1 anno e 4 mesi per maltrattamenti in famiglia, escludendo l’aggravante dell’evento morte.

In precedenza, il gip Carlo Cazzella aveva ordinato l’imputazione coatta per Angelo Quarta. La decisione è maturata con l’accoglimento dell’opposizione all’archiviazione, presentata dagli avvocati dei familiari di Giovanna Trofino. I legali hanno evidenziato una serie di atteggiamenti vessatori da parte di Quarta, Tali comportamenti avrebbero esasperato la compagna, fino a portarla alla decisione di togliersi la vita.

La Trofino, inoltre, in precedenza si sarebbe sfogata su Facebook, esternando tutto il dolore e la rabbia che provava nei confronti del “suo” uomo, che la maltrattava continuamente. Questi documenti, sono stati sbobinati dall’ingegnere informatico Luigina Quarta, dopo essere stati trovati dagli investigatori, nella memoria del computer della donna.

Invece, il Pm aveva chiesto l’archiviazione del procedimento a pochi giorni dal suicidio, poi avallata dal gip. Successivamente, vi fu una nuova denuncia dei familiari della Trofino. La Procura stabilì la riapertura delle indagini, condotte dai Carabinieri di Campi Salentina, e venne indagato Quarta con l’accusa di “istigazione al suicidio”. Al termine dell’inchiesta, vi fu una nuova richiesta di archiviazione.

La tragedia

La tragedia si consumò la sera del 3 giugno del 2014, poco dopo le 22.30 in via Marconi, a Trepuzzi. Dopo aver rovesciato vari oggetti posizionati sul tavolo della cucina, Giovanna Trofino raggiunse il balcone che si affacciava sul cortile interno della propria casa e si lanciò nel vuoto da un’altezza di nove metri. Per la donna non ci fu nulla da fare, nonostante lo stesso uomo che poi risulterà indagato si fosse precipitato in cortile per chiamare i soccorsi.



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