Incendio al Ballon Party: l’ex proprietario del Twin Towers condannato a 3 anni e 2 mesi, disposti i domiciliari

Paolo Spalluto, 58enne di Lecce, ha patteggiato la pena dinanzi al gup. Dopo l’istanza della difesa, il giudice gli ha revocato la misura del carcere, disponendo gli arresti domiciliari.

Arriva la condanna a 3 anni e 2 mesi, per l’ex titolare del “Twin Towers”, accusato di aver dato fuoco, il 14 settembre scorso al “Balloon Party”, il negozio di articoli per feste situato accanto al bar.

Paolo Spalluto, 58enne di Lecce, ha patteggiato la pena dinanzi al gup Cinzia Vergine. Il giudice ha accolto l’istanza di patteggiamento “concordata” dai legali Luigi Rella e Salvatore Rollo con il pm Maria Consolata Moschettini.

L’udienza si è tenuta nei giorni scorsi, in modalità da remoto, per prevenire il rischio contagio da covid-19. Successivamente, i legali di Spalluto hanno chiesto al giudice, l’attenuazione della misura cautelare. Il gup, nella giornata di venerdì, ha accolto l’istanza, accordando all’imputato i domiciliari. Secondo il giudice, vi è oramai un’attenuazione delle esigenze cautelari, soprattutto in virtù degli oltre sei mesi trascorsi in carcere da Spalluto.

L’arresto

Durante l’udienza di convalida dell’arresto, dinanzi al gip Giovanni Gallo, l’imprenditore che gestiva il bar “Twin Towers”, prima della chiusura per fallimento (e della procedura di sfratto) ha confermato di essere stato lui, a scatenare l’inferno di fuoco al “Balloon Party”. Avrebbe agito animato dal rancore nei confronti del proprietario dei due locali che si affacciano su viale Japigia. “Sono stato io” avrebbe detto l’uomo alla presenza del suo avvocato, Luigi Rella. Ha però negato di essere l’autore anche dell’altro incendio che, sei mesi prima, aveva danneggiato il negozio.

Spalluto, quindi, si è addossato le colpe solo del rogo scoppiato, quando mancava qualche minuto alle 3.00.

Ricordiamo che una volta domate le fiamme, alle prime luci dell’alba, i Vigili del Fuoco avevano intuito subito durante il sopralluogo insieme ai poliziotti, la natura dolosa. Le indagini hanno fatto il resto. Quando gli agenti della Squadra Mobile, hanno bussato alla porta della sua abitazione hanno trovato altre ‘prove’. Bottiglie di alcool, rotoli di carta igienica bruciata, taniche sporche di gasolio ed una scala intrisa di combustibile che hanno permesso di chiudere il cerchio.

 



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