Sono terminati gli interrogatori di garanzia dell’inchiesta “Dirty Slot” sul gioco illegale. Oggi, dinanzi al Gip Edoardo D’Ambrosio, sono comparsi i quattro indagati che, al termine del blitz dei giorni scorsi, erano stati sottoposti all’obbligo di firma alla polizia giudiziaria.
Si tratta di Andrea Bardoscia (39 anni di Galatina), Daniele Donno (27 anni di Corigliano d’Otranto), Stefano Greco (33 anni di Aradeo) e Maurizio Zilli (37 anni di Galatina).
I quattro dipendenti della aziende finite sotto la lente della Procura avrebbero avuto il ruolo di manutentori e “scassettatori”. E nel corso dell’interrogatorio di garanzia si sono difesi affermando di non aver mai manomesso le macchinette “incriminate”, anche perché non avrebbero potuto alterare il meccanismo che le regolava.
Sono assistiti dagli avvocati Dimitry Conte, Giuseppe Romano e Giovanni Baldassarre.
Nei giorni scorsi, invece, c’è stato l’interrogatorio dei sei arrestati finiti in carcere ed ai domiciliari. Solo Alberto Marra, 51 anni di Galatina, ha fornito la propria versione dei fatti, in circa un’ora e mezzo di ascolto, respingendo gli addebiti. In particolare, ha respinto l’accusa relativa al metodo mafioso, utilizzato secondo la Procura per dirimere le controversie. Anzi, ha sottolineato di avere sempre denunciato eventuali contrasti con i “concorrenti” all’autorità giudiziaria.
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, invece, Massimiliano Marra, 49enne, considerato assieme al fratello, a capo della presunta consorteria criminale, egemone nel territorio di Galatina, dedita al ricorso a metodi intimidatori per imporre il monopolio nel gioco d’azzardo e Gabriele Antonio De Paolis, 44enne galatinese, genero di Luigi Otello Coluccia, che rappresentava gli interessi del clan nelle aziende gestite dai Marra.
“Scena muta” anche per i tre arrestati ai domiciliari: Leonardo Costa, 59 anni di Corigliano d’Otranto (detenuto in carcere per altra causa); Luigi Marra, 79 anni, padre dei due imprenditori che si occupava della cassa di una società e Pamela Sabina Giannico, 46 anni di Galatina addetta al settore amministrativo e contabile.
I sei arrestati sono assistiti dagli avvocati Donato Sabetta, Francesco Vergine, Massimo Manfreda e Stefano Prontera, Fabio Pellegrino, Fabio Pellegrino e Giuseppe Romano. Intanto, il collegio difensivo ha già depositato istanza di scarcerazione al Tribunale del Riesame.
L’inchiesta “Dirty Slot”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dalle Fiamme Gialle salentine, ha portato anche al sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 7 milioni di euro.
Le ipotesi di reato contestate sono quelle di associazione per delinquere di tipo mafioso, frode informatica, esercizio abusivo di giochi e scommesse.
Le indagini si sono avvalse anche delle dichiarazioni da rese dai collaboratori di giustizia Vincenzo Cianci, Ercole Penna e Sandro Campana che hanno indicato gli indagati come punto di riferimento della Sacra Corona Unita nella gestione del sistema dei giochi e scommesse nel Salento.