Distratto dal cellulare provocò una strage sulla Brindisi-Bari, condannato l’autista del tir che uccise 5 persone

Il Gup del Tribunale di Brindisi ha condannato Francesco De Sario, l’autista del tir che causò il terribile incidente sulla Brindisi-Bari, in cui persero la vita cinque persone, tra cui Viola la figlia del consigliere regionale del M5S Cristiian Casili.

Sei anni di reclusione: questa è la condanna inflitta a Francesco De Sario, il 57enne di Trepuzzi ritenuto responsabile della tragedia in cui persero la vita cinque persone, tra cui la piccola Viola Casili, figlia del consigliere regionale dei Cinquestelle, Cristian. Era il 12 dicembre del 2015, infatti, quando l’autista alla guida di un tir con cisterna si ribaltò sulla statale Brindisi-Bari, all’altezza di Torre Spaccata dopo aver sfondato lo spartitraffico e invaso la corsia opposta. Fu una strage.  Tre le auto coinvolte nel sinistro e cinque vite spezzate sull’asfalto. Nel tragico bilancio finirono anche i nonni di Viola, Vito Muscatello e Rosetta Minerba e la sorella di quest’ultima Annamaria che viaggiavano sull’Opel Zafira, rimasta schiacciata tra il rimorchio e la barriera in cemento. E poi Leo Orlandino, 21 enne di Fasano, portiere della squadra di calcio Real Paradiso di Brindisi. Salve per miracolo tre persone che si trovavano invece sull'altra auto coinvolta, un'Opel Corsa.
   
 De Sario, giudicato con il rito abbreviato, era accusato di omicidio colposo plurimo, aggravato dalle violazioni del Codice della strada per velocità e distanza di sicurezza.
  
La sentenza è sta emessa dal Gup del Tribunale di Brindisi, Paola Liaci che ha reso ancor più “pesante” la richiesta di condanna a quattro anni e mezzo di reclusione invocata dal Pubblico Ministero. Non solo, il giudice ha disposto anche un risarcimento per i famigliari delle vittime, che si sono costituiti parte civile con gli avvocati Viola Messa, Francesco Muscatello e Francesco Gentile, da stabilire in sede civile.
  
Secondo l’accusa il 57enne, che si era messo al volante già “affaticato” non ha lesinato l’uso del cellulare durante la guida e proprio per questa ‘distrazione’ si sarebbe accorto in ritardo dell’auto che lo precedeva nel suo stesso senso di marcia e non “l’idonea distanza di sicurezza dal veicolo”. Di più, procedeva ad una velocità sostenuta, di circa 85-90 chilometri orari, superiore quindi al massimo imposto di 70 chilometri orari.



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