Arriva l’archiviazione dell’inchiesta riguardante una donna di Gallipoli, indagata per omissione di soccorso dopo la morte per un malore di un 65enne del posto ed il successivo esame del Dna sulle tracce di rossetto ritrovate sulla maglietta della vittima.
Il gip Anna Paola Capano ha disposto l’archiviazione, accogliendo l’istanza del pm Paola Guglielmi. La decisione è maturata dopo l’udienza camerale, in cui si è discussa l’opposizione all’archiviazione dei familiari del 65enne, assistiti dall’avvocato Lucio Calabrese. La richiesta di riaprire le indagini è stata rigettata, ma la difesa potrà presentare una nuova richiesta di opposizione all’archiviazione.
La difesa dell’indagata, una 58enne di Gallipoli, rappresentata dall’avvocato Angelo Ninni, sosteneva come l’esame del Dna non fosse sufficiente per accusare la donna di omissione di soccorso, non essendo provata la sua presenza, nel momento in cui l’uomo ha avuto un malore fatale, una sera d’inverno del 2020, in un appartamento della “Città Bella”. Tale tesi difensiva è stata accolta dal giudice. Inoltre, come afferma il gip Capano: “non vi è prova certa che quand’anche il…fosse stato in compagnia di qualcuno al momento del malore, egli si trovasse proprio con la…e non piuttosto con altra persona non identificata..”.
Inoltre, continua il giudice: “pur volendo ipotizzare che la…fosse in compagnia della vittima…non è possibile ricostruire la durata del malore che ne ha determinato la morte e cioè se l’arresto circolatorio sia stato fulminante, sicché qualunque soccorso sarebbe stato inutile…”.
Occorre ricordare che dall’esame del DNA emerse come le tracce di rossetto sulla maglietta dell’uomo appartenevano alla donna di Gallipoli.
È quanto riportato nella consulenza tecnica, relativa alla comparazione ed all’estrazione del profilo genetico, effettuata dalla specialista Giacoma Mongelli. Inoltre, dall’analisi dei telefoni sarebbe emerso come i due si fossero visti quella sera di gennaio, in cui è avvenuta la morte del 65enne.
Il decesso dell’uomo risale al 24 gennaio del 2020, in casa di un amico. A dare l’allarme, quella sera, furono i familiari: non videro rientrare il 65enne a casa e chiamarono gli amici con cui era solito incontrarsi una volta alla settimana per cena. I parenti scoprirono che l’uomo, a quell’incontro, non aveva mai partecipato ed aveva trascorso la serata nell’abitazione di un amico, della quale lo stesso proprietario gli aveva fornito le chiavi. Proprio in quell’appartamento fu ritrovato il corpo ormai privo di vita dell’uomo.
I familiari, convinti che il 65enne si sarebbe potuto salvare, se soccorso in tempo, si erano dunque rivolti alla criminologa Isabel Martina che redasse una consulenza tecnica confluita poi in una denuncia presentata in Procura, che dato il via agli accertamenti condotti dai carabinieri di Gallipoli. I dubbi, secondo la consulenza di parte, riguardavano il tempo intercorso tra il momento in cui il cellulare dell’uomo è risultato spento e l’ora del ritrovamento del cadavere. E i parenti si domandavano anche se qualcuno avesse abbandonato l’abitazione senza soccorrerlo. E ancora, se qualcuno avesse tentato di alterare lo stato dei luoghi prima di allontanarsi. In particolare, si faceva riferimento alla macchia di rossetto ritrovata sulla maglietta dell’uomo.
Come detto, tali osservazioni non sono state ritenute sufficienti dal gip per riaprire il caso.
