Morte di un operaio nel salumificio Scarlino, due condanne per omicidio colposo

 Il giudice ha inflitto la pena di 7 anni di reclusione per Attilio Scarlino e 4 anni al fratello Antonio Scarlino. 

Arriva la condanna per omicidio colposo aggravato, ma cade l’ipotesi dolosa, nei confronti dei fratelli Scarlino, al termine del processo sulla morte di Mario Orlando, l’operaio morto stritolato, nell’agosto del 2013 a Taurisano, da una macchina impastatrice all’interno del noto salumificio.

Nella giornata di oggi, il giudice Elena Coppola ha inflitto: 7 anni di reclusione per Attilio Scarlino, 61enne di Taurisano (chiesti 12 anni) e 4 anni al fratello Antonio Scarlino, 52enne di Taurisano, responsabile della sicurezza (chiesti 8 anni). Il reato di morte o lesioni come conseguenza di altro reato è stato difatti riqualificato in omicidio colposo aggravato.

I due fratelli sono stati invece assolti “per non aver commesso il fatto “ dal reato di rimozione omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. E per alcuni episodi è stato dichiarato il non luogo a procedere per prescrizione.

La sentenza, che arriva ad oltre 10 anni di distanza dai fatti, prevede anche il pagamento di una provvisionale di 50mila euro in favore di moglie e due figli della vittima ed il risarcimento del danno in separata sede, anche per gli altri familiari dell’operaio, che si erano costituiti parte civile con gli avvocati Vincenzo Venneri, Giacinto Mastroleo, Laura Parrotta.

Non solo, poiché il giudice ha disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Attilio Scarlino e per 5 anni nei confronti del fratello Antonio.

Invece, è arrivata l’assoluzione per Luigi De Paola, 53 anni di Ruffano, capo del reparto di produzione, Roberto Vocino, 54enne originario di Apricena (Foggia), ma residente in Germania, Fred Sprenger, 60enne di Reutlingen in qualità di tecnici dell’azienda (chiesti 6 anni per tutti). E poi, assoluzione anche per gli operai manutentori Antonio Scarlino, 70 anni e Massimo Rizzello, 41enne entrambi di Taurisano (invocati 4 anni).

Per alcuni episodi, il giudice ha disposto il non luogo a procedere per prescrizione.

E poi, sentenza di non luogo a procedere per prescrizione per Daniele Carangelo, 45enne, operaio di Taurisano (come chiesto dal pm) che rispondeva soltanto di favoreggiamento.

Per conoscere le motivazioni della sentenza occorrerà attendere i prossimi 90 giorni.

In una scorsa udienza si era tenuta la requisitoria del pm Carmen Ruggiero.

Le accuse contestate dalla Procura, erano a vario titolo: morte o lesioni come conseguenza di altro reato; rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro; false informazioni al pubblico ministero e favoreggiamento personale.

Le indagini sono state condotte dagli agenti del commissariato di polizia di Taurisano.

L’operaio Mario Orlando a soli 53 anni, morì stritolato nell’agosto del 2013, da una macchina impastatrice di fabbricazione tedesca dotata all’origine, secondo la Procura, dei necessari sistemi di sicurezza, ma poi rimossi perché ritenuti troppo costosi.

Orlando, chiamato a lavare la vasca destra del macchinario, fu schiacciato dalle pale in movimento. Secondo la tesi della Procura non si sarebbero mai dovute azionare e nemmeno bloccare all’istante una volta all’interno, vista l’assenza dei sistemi di sicurezza.

Nello specifico, ai fratelli Attilio e Antonio Scarlino, a De Paola e all’operaio Antonio Scarlino, oltre che a Vocino e Sprenger, veniva contestato di aver “manomesso” il macchinario per evitare interruzioni nella produzione. Avrebbero impedito l’installazione degli interruttori di blocco dei mescolatori dell’impasto, la cui funzione è di evitare il movimento delle pale di macinazione a vasche aperte.

A quattro imputati (facendo eccezione per Vocino e Sprenger), veniva contestata la rimozione e il mancato ripristino dei sistemi di cautela.

L’amministratore Attilio Scarlino, sempre secondo il pm, non avrebbe adeguatamente “formato” gli operai che si dovevano occupare del nuovo macchinario. Invece, l’operaio Carangelo, ascoltato dal pm, avrebbe reso dichiarazioni fuorvianti. Stesso discorso, per l’operaio Antonio Scarlino che avrebbe dichiarato il falso agli agenti di polizia.

Tali accuse sono però cadute al termine del processo e i fratelli Scarlino sono stati condannati soltanto per omicidio colposo.

Il collegio difensivo

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Vito Epifani, Amilcare Tana, Luigi Covella, Alfredo Gaito, Andrea Sambati, Stefano Orlando e Donata Perrone.

I fratelli Scarlino potranno presentare Appello attraverso i propri legali, una volta depositate le motivazioni della sentenza entro 90 giorni.