Eradicazione degli ulivi e pesticidi contro la Xylella. È un parere dell’Efsa, ma fa paura

Non è un pesce d’aprile, anzi. È stata pubblicata sul sito dell’European Food Safety Authority un’opinione scientifica secondo la quale per combattere seriamente il batterio killer bisogna tornare a pensare all’eradicazione e all’uso di pesticidi.

Gli ulivi nel raggio di 100 metri da quelli infetti dovranno essere tagliati. Il Piano Silletti, riga più riga meno, che era uscito dalla porta è rientrato dalla finestra “grazie” ad un parere espresso dall’Efsa (European Food Safety Authority) che già nei giorni scorsi aveva lanciato l’ultima “bomba” dimostrando il nesso di causalità tra la Xylella fastidiosa e il complesso del disseccamento rapido dell’ulivo. Insomma, in poche parole ha demolito l’impianto con cui la magistratura salentina aveva disposto il sequestro degli alberi condannati a morte.
 
Lo scontro tra scienza e giustizia continua ed è difficile comprendere a cosa porterà nelle prossime settimane dal momento che la Procura, dal canto suo, sembra non voler recedere di un passo mentre il mondo scientifico fa quadrato intorno a quelle che appaiono essere autentiche evidenze. Ma non finisce qui.
 
Sul sito dell’Efsa, nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile, è stato pubblicato un parere nel quale si sostengono gli articoli 6 e 7 dell'implementing decision ovvero – testualmente – la rimozione nella buffer zone (la famosa zona cuscinetto) di tutte le piante infette e tutte le “host plants” nel raggio di 100m.
 
Peggio: il ricorso ai pesticidi che era stato scongiurato, in questo caso sembra essere quasi “necessario”nella lotta al batterio killer anche perché secondo il regolamento 1107/2009 si possono usare pesticidi non autorizzati a livello UE per casi di emergenze.
 
Già perché per l’Europa la xylella è un problema che deve risolvere il Salento dal momento che rischia di potersi diffondere a mo’ di epidemia in tutto il continente. Ovviamente la soluzione deve essere «costi quel che costi» anche perché l’interesse locale del Salento non coincide con quello più generale del Vecchio Continente se sono vere le valutazioni degli scienziati impegnati nella disamina del problema.
 
Né l’Efsa dimostra poi di tenere in conto le ricerche che si stanno sviluppando sul territorio e le sperimentazioni sul campo come quella dell’Università degli Studi di Foggia in partnership con Copagri. L’Efsa intervista i professori Lops e Carlucci che, anche se in maniera cauta, parlano di risposte significative delle piante ai loro trattamenti, ma se le conclusioni poi sono quelle che sembrano essere allora vuol dire che si va in tutt’altra direzione. 



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