Evitò l’abbattimento della villa dell’allora sindaco di Vernole? Rinviato a giudizio l’ex responsabile dell’ufficio tecnico

Secondo l’accusa, Antonio Castrignanò era consapevole di emettere degli atti di ufficio che avrebbero favorito il sindaco di Vernole di allora, Mario Mangione. L’arco temporale in cui si sarebbero verificati gli illeciti andrebbe dal 2010 al 2012.

Avrebbe favorito l'ex sindaco di Vernole Mario Mangione "evitando" che venisse abbattuta una villa appartenente alla sua famiglia e oggi è finito sotto processo l'ex responsabile dell'ufficio tecnico. Il gup Cinzia Vergine ha, infatti, rinviato a giudizio Antonio Castrignanò, 60enne di Melendugno.
 
L'uomo, risponde dei reati di "abuso d'ufficio" e "falso ideologico  in atto pubblico". La richiesta di rinvio a giudizio (pm di udienza la dr.ssa Donatina Buffelli) era stata avanzata dal sostituto procuratore Angela Rotondano che aveva ereditato il fascicolo dal collega, Antonio Negro. Secondo l'accusa, Castrignanò era consapevole di emettere degli atti di ufficio che avrebbero favorito l'ex sindaco di Vernole, Mario Mangione. L'arco temporale in cui si sarebbero verificati gli illeciti, andrebbe dal 2010 al 2012.
 
Il responsabile dell'ufficio tecnico, in carica dal 2008 al 2014, avrebbe messo in atto, secondo la Procura, una sorta di sanatoria. Insomma, avrebbe emesso un provvedimento con cui applicava l'articolo 34 del c.p., che "consente di mantenere le opere costruite abusivamente, nel caso in cui la demolizione costituisca un pregiudizio per la parte legittimamente realizzata". L'atto prevedeva, solamente una sanzione pecuniaria.
 
La Procura sostiene però che quell'area in cui sorgeva la villa era sottoposta a vincolo paesaggistico (rimosso dal Pug) e non poteva applicarsi il suddetto articolo.
 
Il difensore di Castrignanò, l'avvocato Silvestro Lazzari, ha sottolineato per prima cosa la buona fede del proprio assistito nell'emettere il provvedimento e la mancanza di dolo intenzionale sia per il presunto reato di abuso d'ufficio, quanto per quello di falso. Castrignanò, infatti, nel deliberare nella maniera più corretta e trasparente possibile, aveva acquisito ben tre pareri da parte di un avvocato amministrativista specializzato in diritto urbanistico e nominato dalla Giunta  Comunale. L'uomo avrebbe così agito sulla scorta di una perizia e, dunque, partendo da presupposti di fatto.