Falò in spiaggia, quell’antico rituale sempre più lontano

Ormai sono pochi gli irriducibili dei falò in spiaggia nella notte di San Lorenzo. Accendere fuochi e usare fornelli è vietato.

Cresce l’attesa per la notte stellata più ricercata dell’anno. Da sempre, San Lorenzo è legato a quei piccoli frammenti di cometa che attraversano il cielo, lasciando una scia luminosa. In molti credono che esprimere un desiderio porti fortuna. In passato, la ricerca delle stelle cadenti a cui affidare i propri sogni era quasi sempre accompagnata da un falò in spiaggia, ma oggi questa tradizione è stata accantonata. Sono lontani, per fortuna, i tempi delle spiacevoli avventure, come quel bambino che fu condotto al reparto grandi ustionati dell’allora ospedale Di Summa di Brindisi dopo essere scivolato su quel che restava si un vero e proprio braciere di tizzoni roventi sulla spiaggia di Torre dell’Orso verso la fine degli anni 80.

Episodi oggi divenuti rari grazie ai divieti che limitato questa antica usanza. Un falò, anche se apparentemente innocuo, può rapidamente trasformarsi in un pericoloso incendio, soprattutto in presenza di vento e materiale infiammabile. Braci e cenere, inoltre, possono causare ustioni e inquinare l’ambiente.

Ricordiamo che accendere falò sulla spiaggia è vietato, come anche l’uso di fornelli. Meglio scegliere delle alternative, come lampade e luci più green, per creare un’atmosfera magica e suggestiva. Giacché ricordiamoci anche di lasciare pulita la spiaggia. Ogni anno, al sorgere del sole, ciò che resta della notte più attesa dell’estate è un quadro desolante: montagne di rifiuti, dalle bottiglie di plastica ai resti di cibo. Le spiagge, trasformate in discariche improvvisate, pagano un prezzo altissimo per una serata di divertimento.

La notte di San Lorenzo rimane un momento magico per esprimere i propri desideri e condividere momenti speciali con gli amici e i familiari. Anche senza falò. Anche rispettando le regole



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