In un canale di scolo vicino al fiume Tanaro, a pochi passi dai binari della ferrovia in disuso, in una campagna nascosta, ma facilmente raggiungibile a piedi o in auto, si è concluso il giallo sulla scomparsa di Elena Ceste, moglie e madre di quattro figli, sparita nel nulla in una fredda mattina di inverno, il 24 gennaio. Un mistero lungo nove mesi, tra segnalazioni e falsi allarmi, rivelazioni clamorose e silenzi inquietanti. I Carabinieri con l’aiuto dei volontari l’hanno cercata ovunque, persino all’estero. Una pista per quanto labile seguita comunque con scrupolo per non lasciare nulla di intentato. Per lo stesso motivo sono stati setacciati campi e boschi, svuotati i pozzi della zona, scandagliati metro per metro i corsi d'acqua. Lei invece era lì, ad appena un chilometro da casa. Con il ritrovamento del suo corpo ridotto ad uno scheletro o poco più, il 18 ottobre scorso, ne è iniziato un altro: quello sulla sua morte. Disgrazia? Malore? Ipotesi possibili, ma scartate fin da subito. La casalinga di Costigliole d'Asti, come raccontano le sue amiche, in quel periodo era scossa, turbata, confusa. Suicidio? Neanche questa tesi è da escludere del tutto: pare che la donna dovesse convivere con i sensi di colpa, sempre più pesanti, a causa di una relazione clandestina. E se, invece, si trattasse di omicidio?
Il nome del Marito, Michele Buoniconti, vigile del fuoco in servizio ad Alba è comparso nel registro degli indagati. «Me lo aspettavo, speriamo che serva per cercare la verità», avrebbe detto ai carabinieri che di prima mattina hanno bussato alla porta di quella villetta dei misteri per notificargli l’avviso di garanzia. Ed è proprio sulla figura del marito che si sono accesi i riflettori.
Che cosa è accaduto quella mattina ad Elena quando Michele, come ha dichiarato a tv, giornali e inquirenti, ha accompagnato i figli a scuola, perché la moglie si sentiva poco bene? La donna aveva davvero una seconda vita fatta di relazioni extraconiugali e problemi confidati via facebook? È davvero possibile che, in preda alla disperazione, si sia spogliata nuda nel cortile della villetta, che abbia ripiegato i vestiti, abbandonato gli occhiali che le sono indispensabili per compiere un gesto estremo? Per conoscere la verità, dicono, che sia questione di giorni. Intanto come è accaduto per Roberta Ragusa, Yara Gambirasio o Sarah Scazzi, il giallo ha superato i confini della cronaca sfociando nello show, uno show che ha appassionato gli italiani: lo dimostrano le innumerevoli trasmissioni tv che si occupano del caso. Ma c’è un risvolto della medaglia: chi specula sulla tragedia.
È accaduto nei giorni scorsi. Un impresario edile originario di Mola di Bari, lo scorso 9 novembre ha preso il telefono e ha chiamato i carabinieri di Asti presentandosi come un supertestimone «Ho importanti rivelazioni su Elena Ceste, eravamo diventati amici su una chat, ci sentivamo spesso al telefono». Le forze dell’ordine lo convocano immediatamente e lui si presenta, con le schermate delle conversazioni avute con una certa «EleAsti». Sono false.
Nel corso dell'interrogatorio, durato circa tre ore, l'impresario ha raccontato con dovizia di particolari: «Ci siamo conosciuti circa un anno fa su Internet, attraverso uno dei tanti siti di incontri. Mi ha detto di avere 37 anni, di chiamarsi Elena e di abitare a Costigliole d'Asti: mamma di quattro figli, nonché la moglie di un vigile del fuoco. Col il tempo ha avuto sempre più fiducia in me, al punto di accettare di sentirci anche per telefono». E qui le conversazioni si sarebbero fatte sempre più frequenti: «Mi ha confidato particolari intimi della sua vita coniugale, particolari che la turbavano profondamente. Per questo l'ho convinta a lasciare definitivamente suo marito».
Dichiarazioni, però, che non hanno convinto del tutto i militari che ormai da mesi seguono questa vicenda. È bastato poco, infatti, per smascherarlo. Alla fine, l'uomo ha ammesso di aver architettato ogni cosa: persino il finto profilo era opera sua. «Mi sono inventato tutto, non ho hai avuto contatti con Elena Ceste. In questo periodo sono depresso, volevo diventare ospite dei talk in tv che si occupano ogni giorno del caso, volevo fama e visibilità».
L'imprenditore è stato così denunciato per false dichiarazioni rese al pm e falsificazione del contenuti di comunicazioni informatiche.
Non è il primo mitomane che cerca di inserirsi nel caso di Elena Ceste. Speriamo che sia l’ultimo.