Fausto e Iaio, quella ‘coincidenza’ che lega l’omicidio al rapimento di Aldo Moro

L’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, uccisi due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, fu archiviato senza colpevoli.

Faceva freddo a Milano il 18 marzo 1978, quando il silenzio di via Mancinelli fu interrotto da otto colpi di pistola. In pochi minuti, la strada del Casoretto, quartiere di periferia, si illumina con i lampeggianti delle sirene delle forze dell’ordine e delle ambulanze, giunte sul posto per soccorrere Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, per tutti “Iaio”, giovani militanti del centro sociale Leoncavallo. Le lancette dell’orologio avevano appena segnato le 19.55. Pochi minuti prima, i due ragazzi si erano fermati davanti all’edicola all’angolo tappezzata dalle prime pagine dei giornali per commentare i titoli sul sequestro del Presidente della Democrazia Cristiana, avvenuto due giorni prima, in via Fani.

L’agguato

Ad attenderli, a pochi passi dall’abitazione di Tinelli, dove mamma Danila li aspettava per cena, ci sono tre persone infagottate in trench bianchi. Ad un tratto gli spari “che lì per lì sembrano petardi”. Otto o nove colpi con una Beretta 80 calibro 7,65, arma leggera e agile, ideale per ferire da vicino. Poi la fuga di quegli sconosciuti, nel silenzio, prendendo strade diverse. Dalle testimonianze sembrano professionisti: agiscono rapidamente, non dicono un parola, raccolgono i bossoli nel sacchetto di plastica che una signora aveva notato nelle mani di uno dei killer. Dopo l’omicidio, il gruppetto sparisce nel nulla. Per Iaio non c’è più nulla da fare: un proiettile gli trapassa la gola. Fausto morirà pochi minuti dopo, durante la corsa in ambulanza. Doveva essere un tranquillo sabato sera: il risotto, preparato come tradizione e il concerto del bluesman Roberto Ciotti, con gli amici che li hanno attesi invano.

Le indagini

Le indagini, per nulla semplici, seguono la pista del movente politico, legato allo scontro tra destra e sinistra o del regolamento di conti nel mondo dello spaccio di droga in quartiere. Alla fine, indirizzate da alcune rivendicazioni, puntano su Massimo Carminati, l’uomo dei lavori-sporchi per conto della Banda della Magliana. Finirà alla sbarra, ma tutte le accuse cadranno come per i suoi presunti complici. Nei loro confronti ci sono alcuni indizi e le dichiarazioni dei pentiti, ma niente che si tramuti in prove certe.

Nella matassa mai districata resta una domanda, più di una in realtà. Perché Fausto e Iaio, due ragazzi di sinistra che frequentavano il Centro Sociale Leoncavallo, a pochi passi dalle loro abitazioni, sono morti quel giorno di marzo? Si è parlato molto del dossier sulla droga cui i due ragazzi avevano collaborato, il “libro bianco dell’eroina”, ma quel lavoro, una rigorosa analisi dello spaccio milanese, non contiene rivelazioni di alcun tipo. E allora bisogna fermarsi su una coincidenza, che come tale deve essere considerata essendo una strada senza uscita. I due ragazzi morirono cinquantasei ore dopo il sequestro di Aldo Moro e forse, tra i due casi, c’è un collegamento.

Tinelli abita in via Monte Nevoso 9, la stessa strada del covo delle Brigate Rosse, quello dove è stato ritrovato il memoriale del Presidente della Democrazia Cristiana. Pochi giorni prima dell’omicidio, sembra che una ragazza misteriosa si sia presentata in casa Tinelli facendo domande sulle abitudini del giovane leoncavallino. C’è poi il comunicato numero 2 delle BR. In calce al documento fatto ritrovare il 25 marzo 1978 i sequestratori del Presidente Dc rendono onore a Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci.

Morte di un cronista

C’è un altro giallo, nel giallo. Per mesi un giornalista, Mauro Brutto, si occupa del caso, cerca di ricostruire quanto accaduto in Via Mancinelli. A novembre qualcuno gli spara tre colpi di pistola senza colpirlo. Pochi giorni dopo il cronista di nera mostra una parte del suo lavoro ad un colonnello dei carabinieri. Il 25 novembre, dopo cena, fu investito mentre attraversava la strada, falciato da un’automobile pirata mentre stava per incontrare una fonte. Un incidente, ma quella sera il borsello, pieno di carte, forse trascinato dalle auto in corsa, fu ritrovano qualche ora dopo in una via vicina, vuoto.

L’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, avvenuto il 18 marzo 1978 in via Mancinelli a Milano, resta senza colpevoli.



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