Femminicidio di Specchia Gallone: “Sonia vittima di un amore malato”. L’ex fidanzato “se l’è cercata”

Il gip Giulia Proto ha convalidato il fermo e disposto il carcere per Salvatore Carfora, 39enne di Torre Annunziata, accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.

“Un amore malato”, come lo definisce il gip Giulia Proto, quello provato dall’assassino nei confronti della ex compagna Sonia Di Maggio. Nell’ordinanza con cui il giudice ha convalidato il fermo e disposto il carcere per Salvatore Carfora, 39enne di Torre Annunziata, viene ricostruita la dinamica del femmincidio e vengono indicati gli assurdi motivi che hanno portato l’uomo a partire da Napoli, in piena emergenza Covid, e raggiungere Specchia Gallone per uccidere la ex.

Carfora, nel corso dell’interrogatorio in carcere, assistito dagli avvocati Cristiano Solinas e Luca Di Francesco, ha confessato l’omicidio, ma ha sostenuto che era sceso in Salento per avere un chiarimento con la ex compagna e chiederle di tornare con lui. Di fronte al rifiuto di Sonia, ha perso la testa, si è sfilato il coltello dalla cintola dei pantaloni e l’ha colpita. Sostenendo anche di essere giunto armato per paura di aggressioni da parte del nuovo fidanzato della 29enne.

Il giudice, come detto, al termine dell’interrogatorio ha convalidato l’arresto e disposto il carcere. Anzitutto per il pericolo di fuga, poiché Carfora non ha una fissa dimora ed ha precedenti penali per lesioni e rapina. E poi, perché, sostiene il gip Proto, è un abile mistificatore della sua identità. Si era presentato a Sonia con un altro nome. La ragazza, però, rovistando all’interno di un borsello, ha scoperto la sua vera identità. Non solo, poiché il 39enne aveva intestato l’utenza telefonica ad un soggetto indiano.

E poi, ritiene il gip, vi sono i gravi indizi di colpevolezza. In base a varie testimonianze, tra cui quella del nuovo fidanzato di Sonia, il 39enne campano ha colpito la giovane alle spalle, per poi l’ha trascinata sull’asfalto e l’ha martoriata con altri fendenti. Alcuni sferrati in pieno viso, e sostiene il gip: “come a volerla sfregiare” (si tratta di circa 25 coltellate inflitte con ferocia e bestialità, come emerge dall’autopsia). È stato però riconosciuto dal fidanzato della vittima che aveva visto una sua foto sui social e grazie anche alla luce di un lampione che illuminava il suo volto.

E tra l’altro, in passato Carfora aveva già picchiato la sua ex, che presentava una cicatrice sul volto dovuta ad un pugno. E Sonia era sfuggita dalle sue violenze, recandosi in Salento. Il suo ex, però, non si sarebbe arreso e si sarebbe prima recato a Rimini dalla madre della giovane. Dopo aver carpito con l’inganno il numero di telefono del nuovo compagno, avrebbe iniziato a perseguitarlo e minacciarlo, con messagi del tipo: “Meglio che rinunci a Sonia se no ti faccio fare una brutta fine…decidi bene.” E poi: “Hai ancora poco da ridere e poi rido io”. E per questo motivo Carfora è anche indagato per stalking.

Nell’ordinanza a firma del gip Giulia Proto, vengono poi ricostruiti i fatti. Salvatore Carfora dopo aver lasciato il dormitorio pubblico nei pressi della stazione di Napoli, si è messo a bordo di un treno diretto nel Salento. E poi, ha raggiunto Specchia Gallone, frazione di Minervino, con l’autobus della Sud Est, partendo da Lecce intorno alle 18. E durante l’ultima parte del tragitto è stato anche notato da due finanzieri (ascoltati in fase di indagini). Inoltre, ha chiesto all’autista di fermarsi quando, giunto sul posto, ha visto Sonia in compagnia del fidanzato.

E poi, sceso dal bus, ha messo in atto il brutale omicidio della ex. Una signora è stata la prima testimone oculare del femminicidio. Ed ha riferito di aver sentito un ragazzo urlare: “Bastardo che hai fatto…torna indietro bastardo”. La signora dopo aver soccorso la giovane e chiamato il 118, le avrebbe tamponato le gravi ferite con un ascigumano in attesa dei soccorsi.

Carfora è stato poi fermato ad Otranto, grazie anche alla segnalazione di un commerciante. Ed ha implicitamente confessato l’omicidio, dinanzi agli investigatori.

Il gip, nell’ordinanza, si sofferma anche sull’aggravante della premeditazione, affermando: ” il Carfora, quando si reso conto di non aver alcune chance con la Di Maggio, che considerava evidentemente di sua proprietà, ha deciso che la donna non doveva essere di nessun altro ed ha organizzato la sua eliminazione”.

E poi, il giudice afferma nella parte conclusiva del provvedimento, che è altamente probabile, che se lasciato in libertà, il Carfora possa uccidere l’attuale fidanzato di Sonia, Francesco Damiano, avendo etichettato entrambi in un sms: “Due morti che camminano”. Damiano, nella mente di Carfora, era: “colpevole di essersi frapposto fra lui e Sonia…che considerava evidentemente roba sua”.

Infine, afferma il gip sull’interrogatorio di Carfora: “Appare oltremodo sconvolgente la lucida freddezza con cui ha raccontato gli eventi senza scomporsi, senza un’emozione, senza un minimo di resipiscenza. Le sue parole avevano come fine ultimo quello di evidenziare che Sonia “se l’era cercata” … non doveva lavorare e non doveva uscire senza di lui e soprattutto non doveva permettersi di rifarsi una vita con un altro uomo.”

Salvatore Carfora, 39enne di Torre Annunziata. Risponde dell’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e stalking, come contestato dal procuratore capo Leonardo Leone De Castris e dal sostituto procuratore Alberto Santacatterina nel decreto di fermo.



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