#ilcaso. Torna l’ombra della pena di morte per i due Marè²

Tra indiscrezioni pubblicate dal giornale The Hindustan Times e il ‘no comment’ degli investigatori della Polizia indiana, sul caso dei due Marè² italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, torna a pesare come un macigno l’ombra della pena di morte.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rischiano la pena di morte. La notizia riportata dal «The Hindustan Times» ha immediatamente fatto il giro di tutti i giornali riaccendendo i riflettori sulla delicata questione dei due marò italiani, trattenuti in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati, il 15 febbraio del 2012. Secondo il giornale locale, la National Investigation Agency (Nia), a cui sono affidate le indagini, nel suo rapporto avrebbe invocato una legge del 2002 che prevede la pena capitale per chi causa la morte di persone in mare. La «Sua Act» che reprime la pirateria marittima con l'esecuzione, potrebbe dunque essere applicata.

L'incidente della nave mercantile Enrica Lexie, infatti, è avvenuto a 20,5 miglia nautiche al largo delle coste del Kerala, oltre quindi le acque territoriali indiane ma all'interno della cosiddetta "zona di interesse economico esclusivo" che si estende fra 12 e 200 miglia nautiche. «La nostra logica – come avrebbe detto al giornale un responsabile della Nia – è che uccidendo i pescatori, i marò hanno commesso un atto che ha messo in pericolo la navigazione marittima. E siccome c'è stato un omicidio, sono passibili di essere accusati in base ad una legge che prevede la pena di morte».

Un lapidario «No comment!». Questa sarebbe stata la risposta del vice ispettore P.V. Vikraman, consultato telefonicamente dall’Ansa, dopo le notizie apparse sui media locali che hanno letteralmente fatto il giro del mondo. Ad una richiesta di conferma dell'esistenza di un suo rapporto in cui si chiede la pena di morte per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, avrebbe detto soltanto: "Non posso commentare. Non sono in una posizione per poterlo fare".

Fortunatamente poco dopo le 13:00 arriva dall'India un "chiarimento". "Il caso non rientra tra quelli che sono punibili con la pena di morte". Lo ha detto il portavoce Syed Akbaruddin, smentendo di fatto le indiscrezioni su un rapporto della polizia indiana pubblicate il giornale The Hindustan Times.

"Siamo pronti ad ogni evenienza con mosse e contromosse" è, invece, il commento di Staffan de Mistura, inviato del governo per la vicenda dei marò. "Siamo in attesa di vedere il rapporto della Nia quando verrà presentato al giudice, qual è la proposta di capo d'accusa da parte della stessa Nia e il capo d'accusa che il giudice riterrà giusto avere nel processo", ha aggiunto. 

 



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