Furti di rame a ripetizione dagli impianti fotovoltaici del Salento. Chiusa l’inchiesta. 14 indagati

I fatti contestati dalla Procura si sarebbero verificati tra aprile e maggio del 2019, in diverse località salentine, quali Lecce, Guagnano, Casarano, Parabita, Melissano, Ugento, Martano.

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Individuata un’organizzazione specializzata nei furti di rame dagli impianti fotovoltaici del Salento.

Quattordici persone sono state raggiunte, nelle scorse ore, da un avviso di conclusione delle indagini preliminari, a firma del pm Luigi Mastroniani.

Gli indagati

Si tratta di Pasquale Storino, 45 anni di Seclì; Gianni Caraccio, 23 anni di Galatone; Roberto Caraccio, 46 anni di Galatone; Rocco Caraccio, 40enne di Seclì; Oronzo Caraccio, 48 anni di Seclì; Rocco D’Aggiano, 29enne di Galatone; Luigi D’Amato, 38 anni di Galatone; Giuseppina Caraccio, 33 anni di Galatone; Giuseppina Storino, 43 anni di Seclì; Roberto Romano, 67 anni di Montesano Salentino.

E ancora, El Houssine Zhari, 34enne di Nardò; Badr El Youbi, 38 anni di Galatone; Mohammed Roualy di Galatone (tutti di origini marocchine) ed Alì Selmi, 43 anni di Galatone, ma di origini tunisine.

Rispondono, a vario titolo ed in diversa misura, delle ipotesi di reato di associazione a delinquere e furto aggravato (tentato o consumato).

Hanno venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati o produrre memorie difensive, prima che il pm formalizzi la richiesta di rinvio a giudizio.

Sono assistiti, tra gli altri, dall’avvocato Speranza Faenza.

I sette episodi contestati dalla Procura si sarebbero verificati tra aprile e maggio del 2019, in diverse località salentine, quali Lecce, Guagnano, Casarano, Parabita, Melissano, Ugento, Martano.

A capo dell’organizzazione, ritiene la Procura, vi era El Houssine Zhari che gestiva le comunicazioni tra sodali, coadiuvato da Badr El Youbi. E poi, Mohammed Roualy ed Alì Selmi, che si occupavano direttamente dei furti di rame negli impianti fotovoltaici. Invece, Pasquale Storino curava il trasporto dei complici mediante un furgone e si occupava anche di recuperare la refurtiva.

Gli altri indagati (non rispondono di associazione a delinquere) avrebbero invece compiuto i furti, spesso di notte, approfittando dell’assenza di automobilisti di passaggio. Non sempre, i “colpi” sarebbero andati a buon fine, per l’intervento della vigilanza.

Il copione era sempre lo stesso. I ladri si introducevano all’interno dell’impianto, recidendo la rete metallica e dopo aver divelto i pannelli si impossessavano anche dei cavi di rame. In una circostanza, si sarebbero appropriati di 697 metri di rame con un danno complessivo per l’azienda di 75mila euro.