Avrebbe sottoposto a minacce e percosse la convivente, tenendola in alcune occasioni rinchiusa in casa. Il giudice Sergio Tosi della prima sezione in composizione monocratica ha così condannato il 40enne A.T. di Sannicola a 4 anni di reclusione, per maltrattamenti in famiglia, stalking e sequestro di persona. Il Tribunale ha disposto anche il risarcimento danni di 40.000 euro in favore della donna, costituitasi parte civile con l'avvocato Daniele Cataldi.
Nel corso della discussione in aula, il pubblico ministero Antonio Zito aveva invocato una condanna a 3 anni e 6 mesi. Secondo l'accusa gli episodi incriminati si sarebbero verificati a Collepasso fino al dicembre 2009. Il 40enne di Sannicola, avrebbe innanzitutto sottoposto la donna con cui viveva da alcuni mesi, ad atti persecutori (in un'occasione le avrebbe rigato la macchina). In altre circostanze, invece, l'avrebbe sottoposta a minacce anche di morte e percossa in varie parti del corpo. Infine, ad A.T. viene contestato di avere, in alcuni casi, "sequestrato" in casa, la propria convivente, privandola, così, della propria libertà personale.
Invece, il difensore di A.T., l'avvocato Francesco Fasano ha chiesto l'assoluzione per il proprio assistito. Il legale ha sottolineato l'inattendibilità della versione dei fatti, fornita dalla presunta vittima in sede di denuncia. Sostiene il legale, come la donna, che avrebbe anche "ammesso" in dibattimento di essere stata tradita dal convivente, si sarebbe inventato tutto con il proposito di vendicarsi. Tra le altre cose, la stessa avrebbe prima denunciato A.T. per le suddette circostanze, per poi ritrattare. La donna venne a sua volta denunciata dal 40ennedi Sannicola; finì poi sotto processo e venne infine condannata, nel 2013 dallo stesso giudice Tosi, alla pena di 2 anni per calunnia ed al pagamento di un risarcimento di 20.000 euro.
Nel frattempo (siamo nel giugno 2010), quando ricevette l'avviso di richiesta di rinvio a giudizio, decise di denunciare nuovamente il suo ex. L'iter processuale andò avanti e A.T. finì a sua volta sotto processo. La donna fu ascoltata in dibattimento sulla base dell'art. 210, "Esame di persona imputata in un procedimento connesso" (spesso utilizzato per l'ascolto di collaboratori di giustizia) e confermò ogni accusa.
Adesso, in attesa delle motivazioni della sentenza, l'avvocato Fasano valuterà l'opportunità di ricorrere in Appello.
