Morì mentre cercava di liberare l’elica di una barca: sotto processo il comandante

Il Gup ha rinviato a giudizio Antonio Cristino che dovrà presentarsi il 26 maggio per l’inizio del processo. Sempre nell’udienza di oggi vi è stata la costituzione di parte civile della moglie, dei figli minori, del fratello e dei genitori di Fabio Galati.

Una vicenda che ha scosso l'intera comunità leucana, quella del sub deceduto nel porto, nella primavera di due anni fa e per la quale, il comandante della barca "incriminata" è finito sotto processo.
 
Il gup Vincenzo Brancato ha rinviato a giudizio Antonio Cristino, difeso dall'avvocato Nicola Parente del Foro di Bari, per l'omicidio colposo di Fabio Galati e la violazione delle norme della sicurezza sul lavoro. L’uomo dovrà presentarsi davanti al giudice Silvia Minerva della prima sezione penale il 26 maggio, giorno in cui inizierà il processo.
 
Sempre nell'udienza di oggi vi è stata la costituzione di parte civile per la moglie della vittima, difesa dall'avvocato Eleonora Galante, anche in qualità di genitore esercente la potestà genitoriale dei bambini; i fratelli di Galati, con l'avvocato Chiara Spagnolo ed i genitori con il legale Cosimo Casaluci.
 
È stata invece stralciata la posizione sia dell'armatore della barca, Giuseppe Cristino di Mola di Bari che dell'operaio impiegato nel lavoro di saldatura, Giuseppe Ruocco di Corsano.
 
Il pm Stefania Mininni ha anche dato incarico all'ingegnere Francesco Cosimo Orsini di effettuare una perizia sulla barca, nell'ambito dell'incidente probatorio.

Fabio Galati, sub professionista di 44 anni è deceduto nel porto di Santa Maria di Leuca,  l'8 aprile 2014, mentre cercava di liberare l’elica di una barca. Il sostituto procuratore Mininni aveva inizialmente chiesto l'archiviazione del procedimento, ma il gip Simona Panzera aveva accolto l'opposizione all'archiviazione degli avvocati di parte civile. Inizialmente, l'esito dell'autopsia effettuata nell'aprile di un anno fa dal medico legale Alberto Tortorella, avrebbe accertato che l'uomo era semplicemente morto per annegamento, nel tentativo di togliere una cima dal motore. Una ulteriore richiesta di accertamenti da parte dei difensori dei famigliari dell'uomo, gli avvocati Spagnolo e Galante avrebbero evidenziato la possibilità che l'annegamento fosse da correlare con altre circostanze. I legali avevano chiesto una consulenza di parte, poi effettuata dal medico legale Roberto Vaglio.
 
Da questa nuova indagine, si sarebbe riscontrato che Galati si era immerso in acqua, intorno alle 20, per compiere un lavoro all’elica di un’imbarcazione; mentre effettuava questa operazione, sulla stessa barca, avvenivano dei lavori di saldatura e Galati sarebbe morto a seguito di uno shock elettrico. L'ipotesi, che si vorrebbe verificare, attraverso l'incidente probatorio, è dunque che Galati possa essere deceduto a causa della propagazione di energia elettrica sulla barca.
 
La tragedia scosse l'intera comunità leucana anche perché Fabio Galati era molto conosciuto in paese e lasciava la moglie e due figli. Il 45enne nato in Svizzera a Basilea, era residente a Castrignano del Capo e lavorava d'estate come marittimo, conducendo le imbarcazioni turistiche.



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