Le motivazioni della sentenza sull’omicidio di Gabriele Manca: “Ucciso per contrasti con Omar Marchello”

Ricordiamo che la Corte di Assise di Lecce, in data 25 giugno, ha emesso tre condanne all’ergastolo per l’omicidio del 21enne di Lizzanello.

Sono state depositate in questi giorni le motivazioni della sentenza con cui la Corte di Assise di Lecce, (Presidente Francesca Mariano), in data 25 giugno, ha emesso tre condanne all’ergastolo nei confronti di: Omar Marchello, 40enne di Lizzanello, Giuseppino Mero, 54enne di Cavallino e Pierpaolo Marchello, 41 anni di Lizzanello, per l’omicidio del 21enne Gabriele Manca, avvenuto in Lizzanello la sera del 17 marzo 1999.

Nelle motivazioni, redatte dal giudice estensore Pietro Errede, noto magistrato applicato alla Corte d’Assise dalla Sezione Commerciale dello stesso Tribunale per la celebrazione di questo processo, ha ritenuto la responsabilità concorsuale dei tre imputati per l’efferato omicidio. In particolare, si legge nella sentenza che l’omicidio di Gabriele Manca era stato deliberato da Omar Marchello e Carmine Mazzotta (per il quale si è proceduto separatamente con rito abbreviato, all’esito del quale è stato condannato alla pena di anni 30 di reclusione) per risolvere una conflittualità esistente tra Omar Marchello e Gabriele Manca, il quale accusando il primo  pubblicamente di infamità, per averlo denunciato due anni prima a seguito di un’aggressione con un coltellino, ne aveva ostacolato lascesa criminale a Lizzanello. Unico modo per porre fine a questa astiosità era quello di uccidere il giovane Gabriele.

Omar Marchello si è avvalso della collaborazione di Giuseppino Mero, il quale approfittando della sua amicizia con Gabriele, lo aveva tratto in inganno, accompagnandolo sul luogo del delitto nelle campagne di Lizzanello. Lì ad attendere Gabriele c’erano Omar Marchello, Carmine Mazzotta e Pierpaolo Marchello. Quest’ultimo, fedele amico di Omar, con la sua presenza sul luogo del delitto aveva rafforzato l’intento criminoso di eliminare Gabriele ed assicurato il buon esito dell’azione delittuosa.

La Corte ha ritenuto dunque la responsabilità di tutti gli imputati riconoscendo anche l’aggravante dei futili motivi. La Corte ha valorizzato le lunghe dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, sentiti nel dibattimento, come riscontrate da plurimi elementi che ne hanno confermato l’attendibilità intrinseca ed estrinseca, oltre al compendio probatorio emerso nel processo ed ampiamente illustrato nella corposa sentenza depositata in questi giorni. Adesso, con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, il collegio difensivo composto dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti, Fulvio Pedone, Umberto Leo e Germana Greco proporrà appello, per cui per la carcerazione degli imputati bisognerà attendere, ove confermata la sentenza, la sua definitivita’.

Il collegio difensivo ha sempre sostenuto che si sia trattato di un processo puramente indiziario. Basato unicamente sulle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, ritenute false e contraddittorie.

I quattro imputati rispondono dell’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione e porto abusivo di armi.

L’inchiesta

Gabriele Manca scomparve da Lizzanello il 17 marzo 1999 e il cadavere venne rinvenuto il 5 aprile successivo in una zona di campagna sulla strada Lizzanello-Merine, a ridosso di un muretto a secco. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e dal sostituto procuratore Carmen Ruggiero della Dda e condotte dai carabinieri del Ros, permisero di accertare che il giovane era stato attinto da vari colpi di pistola cal. 7,65 alle spalle, alcuni dei quali esplosi a breve distanza. E si sono avvalse delle dichiarazioni rese dai due collaboratori di giustizia, Alessandro Saponaro ed Alessandro Verardi.



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