“La violenza utilizzata per sopprimere Nestola… ben potrebbe essere utilizzata nei confronti di tutti coloro (familiari e persone a lui estranee) che finora hanno reso dichiarazioni nel presente procedimento che costituiscono elementi di prova a suo carico”.
È uno dei passaggi fondamentali dell’ordinanza di 30 pagine, a firma del gip Sergio Tosi, in merito alle esigenze cautelari che hanno portato all’arresto in carcere di Michele Aportone, 70enne di San Donaci, per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.
Inoltre, secondo il gip, ci si troverebbe “di fronte ad un vero e proprio sicario, e cioè di chi commette un omicidio a seguito di un’attenta ed accurata pianificazione”.
Il giudice sottolinea poi come: “Michele Aportone abbia contatti con la criminalità organizzata che gli consentono di procurarsi quanto gli è necessario per portare a compimento le proprie attività illecite”. E continua il gip Tosi: “i collegamenti di Aportone con ambienti criminali, evidentemente mai interrotti, non sono solo di epoca recente, ma datano da lungo tempo e riguardano rapporti con soggetti di elevatissimo spessore delinquenziale e addirittura mafioso”.
Il giudice si sofferma, seppur marginalmente, anche sulla figura di Rossella Manieri, 62enne originaria di Copertino, moglie di Michele Aportone, che era stata iscritta nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio volontario, in concorso con il marito, in vista degli accertamenti investigativi. Il gip pur sottolineando che “non è questa la sede per affrontare presunte responsabilità… si può ipotizzare che abbia istigato il marito a commettere l’omicidio di Silvano Nestola… o in alternativa si può ipotizzare che sia stata un’autonoma iniziativa di Michele Aportone, deciso a risolvere in maniera più radicale un problema (la separazione dal marito della figlia e la sua frequentazione con persona diversa dal marito) che evidentemente pregiudicava l’onore, il prestigio o la tranquillità della sua famiglia”.
