A dare una forte mano alle indagini è stato anche il coronavirus, o meglio, il lockdown. Eh si, perché, lo scorso 3 maggio, giorno in cui è stato ucciso Silvano Nestola, Maresciallo dei Carabinieri da pochi mesi in congedo, non era possibile circolare dopo le 22.00 e, essendosi consumato il delitto pochi minuti prima di quell’orario, le 21.52 per l’esattezza, si è potuto risalire ai mezzi utilizzati e, grazie anche a una serie di investigazioni serrate, riscontri e intercettazioni si è dato un nome, Michele Aportone e un volto, al presunto omicida dell’ex militare.
“Il dato più singolare, il peggiore che emerge da questa triste vicenda, è quello che l’omicidio è stato compiuto per motivi futili, che si sostanziano in una relazione fortemente avversata da Michele Portone e dalla moglie, verso un uomo che, a prescindere dal fatto che fosse un Carabiniere, nulla aveva fatto e anzi, aveva preso in considerazione il fatto di venire fuori da questo rapporto nel momento in cui gli era stato fortemente palesato il mancato gradimento della sua figura nel contesto familiare e relazionale di Elisabetta Aportone, la figlia dei due”, ha affermato il Colonnello Paolo Dembech, Comandante provinciale di Lecce dell’Arma.
Omicidio studiato nei particolari
“Si è trattato di un omicidio studiato nei minimi particolari e anzitempo, che anche nelle fasi esecutiva è stato opportunamente pianificato al fine di non lasciare tracce, che invece, se pur in maniera residuale, sono state lasciate e che ci hanno consentito nell’arco temporale di cinque mesi di raccogliere tanti tasselli e addivenire a un complesso indiziario significativo”.
Minacce
“Il Maresciallo minacciato apertamente? Dipende da quello che si intende per minacce. Se per minacce intendiamo farsi del tipo: ‘devi lasciare in pace mia figlia; non farti più vedere; te lo avevo già detto’, questi avvertimenti sì. Se parliamo di affermazioni del tipo: ‘se non lasci mia figlia te la faremo pagare’, allora no”.
La posizione della moglie
“La moglie di Aportone è attualmente indagata e la sua posizione è al vaglio degli inquirenti. Al momento non abbiamo elementi per stabilire se il suo quadro indiziario si possa aggravare, ma tutto è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria. Rimane indagata come persona destinataria di informazione di garanzia, allo scopo di poter svolgere gli accertamenti”.
Il movente
“Il movente del delitto è l’ostilità nei confronti di un uomo che impediva la riappacificazione della figlia con il marito, non c’era un’altra causa. Il Maresciallo era una persona linda, bravissima e dal temperamento mite. Non si trattava di non gradire la sua figura, chiunque non sarebbe stato benaccetto, perché l’obiettivo era quello di salvare il matrimonio, per questione di facciata o di tradizione, il motivo non si conosce”.
