Dopo l’udienza, il gip Laura Liguori ha convalidato il fermo e confermato la misura del carcere per Paulin Mecaj, 30enne di origini albanesi, ma residente a Lequile e Andrea Capone, 28enne originario di Tricase, ma residente a Lequile. I due fermati, assistiti rispettivamente dall’avvocato Luigi Rella e dagli avvocati Raffaele Francesco De Carlo e Maria Cristina Brindisino, si sono avvalsi avvalso della facoltà di non rispondere. Successivamente, il gip Liguori ha convalidato il fermo e confermato il carcere per entrambi.
Secondo il giudice, sussistono le esigenze cautelari, visto che il fatto, come si legge nell’ordinanza, “è stato compiuto con l’utilizzo di un’arma clandestina, di elevato calibro, senza alcuna esitazione ad usarla pur di fronte alla reazione della vittima, che avrebbe richiesto una reazione ben inferiore per neutralizzarla”. E poi, viene evidenziato il pericolo di fuga, poiché “se lasciati in libertà, avrebbero potuto far perdere le loro tracce, non potendosi escludere che avrebbero beneficiato dell’appoggio e della copertura di conoscenti”. Inoltre, il permesso di soggiorno di Mecaj risultava scaduto e avrebbe potuto fare ritorno in Albania.
Vengono poi sottolineati i gravi indizi di colpevolezza. Da quanto già emerso nel corso delle indagini condotte dai carabinieri, l’ex direttore di banca, è stato attinto da due colpi di pistola che hanno raggiunto il torace, dinanzi agli occhi della moglie. Il 69enne di Monteroni, è stato sparato, intorno alle 23.00 di venerdì scorso, mentre prelevava ad uno sportello del Banco di Napoli che si affaccia sulla Lequile-San Pietro in Lama e rapinato del portafoglio, contenente pochi soldi. E in base alla ricostruzione dei fatti riportata nell’ordinanza, la vittima della rapina avrebbe reagito nei confronti di Andrea Capone che lo aveva aggredito. Ciò avrebbe provocato la reazione dell’altro rapinatore, Paulin Mecaj, che avrebbe così esploso i due colpi di pistola verso Caramuscio, uccidendolo.
Grazie ad alcune preziose testimonianze, i militari sono prima risaliti a Mecaj.All’interno della casa, i carabinieri hanno trovato la presunta arma del delitto. Poche ore dopo, i carabinieri hanno identificato il presunto complice. Capone sarebbe stato incastrato dalla felpa scura a maniche lunghe ritrovata all’interno di un pozzo dai Vigili del Fuoco.