
Non è durata a lungo la fuga del killer di Antonio Amin Afendi, ucciso con una pistola nel cuore di Casarano. Anzi, una fuga vera e propria non c’è stata se non dalla piazza, dove il corpo del 32enne marocchino era rimasto a terra, ormai privo di vita, freddato da tre colpi al mento, all’addome e al petto. Dopo aver aperto il fuoco e parlato con la moglie e l’avvocato Simone Viva, Lucio Sarcinella, 27enne di Casarano ha chiamato i Carabinieri della locale compagnia per confessare l’omicidio. Ha raccontato tutto permettendo agli uomini in divisa di ricostruire quei minuti di paura. Non lontano dalla sua abitazione era ancora parcheggiata l’auto che alcuni testimoni avevano visto fuggire via a tutta velocità. La pistola, una calibro 357 Magnum, l’aveva gettata via, in un terreno abbandonato, dove i militari l’hanno ritrovata.
“Basta questa volta lo ammazzo”
Sarcinella, accusato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione (non è contestata l’aggravante del favoreggiamento dell’associazione mafiosa), ha raccontato passo per passo il delitto, cominciando da lontano, da quando aveva conosciuto Afendi grazie ad un amico in comune, Augustino Potenza, il boss ucciso nel parcheggio di un supermercato. «Fin dall’inizio, Amin manifestava atteggiamenti altalenanti nei miei confronti, alternando momenti di grande amicizia ad altri in cui manifestava del rancore che io talvolta attribuivo all’amicizia che avevo avuto con Augustino Potenza» ha confessato. Neppure in carcere i rapporti sono stati buoni. Durante l’interrogatorio, ha parlato degli incontri a Borgo san Nicola «io cercai di salutarlo, ma lui si limitò a guardarmi con aria minacciosa. In una seconda occasione ho preferito abbassare la testa e continuare a camminare».
Una volta liberi, le cose sono andate anche peggio. Sarcinella parla di minacce, nemmeno troppo velate. L’uomo che Afendi avrebbe accoltellato a un semaforo urlando «hai sbagliato giorno, non sai chi sono io» era il suocero del 27enne, il padre di quella che diventerà sua moglie. E lui stesso avrebbe ricevuto più volte intimidazioni, sempre con quell’atteggiamento di sfida che ha reso ‘noto’ il 32enne. L’ultimo episodio risale a ieri mattina: «Mia moglie, mentre era in auto insieme ad un’amica, è stata nuovamente seguita da Afendi tanto che per la paura si è fermata nel parcheggio del supermercato. Mia moglie mi ha anche contattato per telefono, chiedendomi dove fossi, le ho risposto che ero in giro e quindi mi ha chiesto di raggiungerla in quanto spaventata perché seguita da Afendi. Le ho detto di stare tranquilla, che ci avrei pensato io perché ormai stanco di questa situazione: preciso che nel momento in cui ho ricevuto la telefonata ero in giro con la mia auto insieme al mio amico». È stato durante il tragitto in macchina che avrebbe detto «Basta, questa volta lo ammazzo». L’ amico che era con lui (un 36enne di Matino interrogato e poi rilasciato) avrebbe provato a farlo ragionare « continuava a ripetere di non fare stupidaggini perché sta per nascere mio figlio », ma il 27enne ha recuperato la pistola nascosta sotto un cumulo di pietre, in una campagna sulla via per Taurisano dove passa la linea ferroviaria, e ha raggiunto Afendi.
La ricostruzione dell’omicidio
«Dopo aver fatto qualche giro in paese ho incrociato Afendi sotto i portici. Con il suo modo arrogante si è avvicinato, rimanendo ad una distanza di un paio di metri e con le mani nelle tasche del giubotto. Gli ho detto se hai qualche problema con me rimanga tra me e te, la mia famiglia lasciala stare”. Afendi risponde “scendi scendi”. “A quel punto – racconta Sarcinella – ho aperto la portiera e mentre ero ancora seduto gli ho esploso un primo colpo tant’è che ha iniziato a barcollare. Sono sceso dalla macchina. Ho esploso il secondo colpo e poi ancora, quando era già a terra, un terzo colpo ». Petto, addome, mento. Afendi, che da quando era scampato ad un agguato nel 2019 si era guadagnato l’appellativo di Immortale come il personaggio di Ciro nella serie tv Gomorra muore davanti agli occhi dei presenti. « Ti sei rovinato la vita » gli avrebbe detto l’amico, ma lui si è limitato a rispondere « Portami a casa e perditi». Nascosta la pistola, il 27enne ha confessato tutto, alla moglie, al suocero e all’avvocato che ha chiamato i Carabinieri.
Il messaggio alla moglie
Dopo l’omicidio, Sarcinella ha inviato un messaggio volace alla moglie: “Amore mio scusami. Scusami, perdonami amore mio, tocca a me. Scusami, tocca a me. Perdonami, io ti amo troppo. Ti amo troppo credimi, io per te morirei. Scusami amore mio, per favore non fare mancare nulla al nostro futuro figlio. Perdonami” avrebbe detto, in dialetto.