Diventa definita la sentenza di assoluzione di Antonio Pulli. Il 61enne di Veglie era stato condannato in primo grado con giudizio abbreviato a 30 anni, poiché considerato il mandante dell'omicidio di Giovanni Corigliano e poi assolto in Appello.
La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso del procuratore generale. Antonio Pulli è assistito dall'avvocato Andrea Starace. Già nel corso del secondo grado di giudizio erano state ritenute inattendibili le dichiarazioni del collaborare di giustizia Dario Toma, ex braccio destro di Gianni De Tommasi, “capo bastone” della Sacra Corona Unita. L'avvocato Starace ha ribadito l'inattendibilità delle dichiarazioni di Tomasul presunto mandante e gli esecutori materiali del delitto.
Giovanni Corigliano, di Veglie, fu assassinato all'età di 26 anni il 5 novembre del 1989. Per quell'omicidio sono già stati condannati i fratelli Antonio e Cosimo D'Agostino, suoi concittadini. Invece, Gianni De Tommasi (condannato in primo grado all'ergastolo ) è stato anch'egli assolto in Appello, per l'inattendibilità delle dichiarazioni di altri due "pentiti", Cosimo Cirfeta e Maurizio Cagnazzo, entrambi deceduti.
Toma e De Tommasi vennero arrestati nel dicembre del 1989, in una villa alla periferia di Gallipoli. Nel 2001, pochi mesi dopo l’ultimo arresto, Toma decise di collaborare, firmando una serie di deposizioni di fronte al pubblico ministero Giuseppe Capoccia. Fu lo stesso "pentito" a condurre, nel settembre del 2001, gli inquirenti sul presunto luogo dove sarebbe stato seppellito Corigliano, all'epoca dell'omicidio. I resti dell’uomo non sono mai stati ritrovati. L’omicidio di Giovanni Corigliano rientra nell'operazione investigativa “Maciste 2”, che fece luce sulla lotta per l'egemonia territoriale sul traffico degli stupefacenti, tra i clan di Lecce, Campi Salentina e Surbo. In questo contesto maturarono alcuni efferati omicidi, come quello Corigliano.
Omicidio Corigliano, definitiva l’assoluzione del presunto mandante Antonio Pulli
La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso del procuratore generale. Già nel corso del secondo grado di giudizio erano state ritenute inattendibili le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Dario Toma, ex braccio destro di Gianni De Tommasi.