
Un delitto atroce, messo in atto dal killer, sfruttando l’effetto sorpresa. È stato ascoltato Gabriele Ventura, comandante dei Ros (Reparto Operativo Speciale) dei Carabinieri di Lecce, nel corso processo sull’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, avvenuto in via Montello, la sera del 21 settembre dello scorso anno e che vede sul banco degli imputati, il killer reo confesso, Antonio de Marco, 21enne di Casarano.
Dinanzi alla Corte d’Assise (presidente Pietro Baffa, giudice togato Francesca Mariano e giudici popolari), presso l’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola, il comandante ha sottolineato di avere assistito ad una scena del crimine di inaudita violenza, circoscritta in pochissimi minuti. Ha specificato le attività investigative condotte, all’esito delle quali è stato posssibile identificare Antonio De Marco. Sottolineando come gli investigatori abbiano agito per “cerchi concentrici”.
Nel corso delle indagini è stata acquisita una foto scattata da Eleonora che ritrae Daniele, appena rientrato a casa alle 20:05. Ma è risultata determinante un’altra fotografia, scattata da Daniele, che ritrae Eleonora in sala da pranzo, nell’abitazione di via Montello, mentre mangia un dolce. La foto è stata poi postata sulla chat di famiglia alle 20:44. Invece, alle 20:45, neanche due minuti dopo, arriverà la chiamata di aiuto del ragazzo albanese che ha sentito le urla provenienti dall’abitazione.
Eleonora, dunque, ha presumibilmente assistito all’ingresso in sala di De Marco, pochi istanti dopo la foto scattata da Daniele.
Questo aspetto ha, inoltre, indotto gli inquirenti a credere che il killer avesse le chiavi di casa, considerando che non sono state rilevate tracce d’effrazione sulla porta d’ingresso. E che fosse una persona che conosceva la coppia poi massacrata con oltre novanta coltellate.
In aula è stato sentito come testimone della pubblica accusa, anche il comandante della polizia penitenziaria, Riccardo Secci. Ha risposto alle domande del sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini e degli avvocati dell’imputato e delle parti civili ed ha riferito come durante la detenzione in carcere di De Marco sia stato attivato un sistema di monitoraggio per il rischio suicidiario del giovane di Casarano. E sono stati effettuati controlli sulla corrispondenza in carcere. Ed è emerso che il detenuto tentava di intrattenere una corrispondenza epistolare senza rispettare le norme previste dall’ordinamento penitienziario, avvalendosi in una circostanza dell’aiuto del cappellano del carcere. Sono stati rinvenuti 25 fogli ed una pubblicazione a fumetti “Manga”. Non solo, anche una lettera anonima di minacce.
Sono stati poi ascoltati in aula altri carabinieri che hanno condotto le indagini ed analizzato i supporti informatici di De Marco, trovando lettere deliranti, video inneggianti alla violenza e materiale pedopornografico.
Antonio De Marco risponde dei reati di duplice omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e dell’aver agito con crudeltà.
Il collegio difensivo
La difesa del 21enne studente di scienze infermieristiche di Casarano è rappresentata dagli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario. La famiglia di Daniele De Santis è difesa dagli avvocati Mario Fazzini e Renata Minafra. La mamma, lo zio e la nonna di Eleonora sono assistiti dagli avvocati Francesco Spagnolo, Stefano Miglietta, Fiorella d’Ettorre. Il papà è invece difeso dall’avvocato Luca Piri. I familiari delle vittime si sono tutti già costituiti parte civile.
Ricordiamo che, già in una scorsa udienza, i due specialisti nominati dalla Corte, al termine della prima consulenza, hanno ritenuto il 21enne di Casarano capace di stare in giudizio e, dunque, di affrontare un processo. Non solo, anche capace d’intendere e di volere quando uccise la coppia di fidanzati.
Il processo proseguirà il primo febbraio con l’ascolto di altri testimoni.