Nessuna intenzione di uccidere, ma solo il tentativo di ‘recapitargli’ un avvertimento. Questa mattina, dinanzi al Gup Antonia Martalo, nel processo celebratosi con il rito abbreviato si è tenuta l'arringa difensiva dell'avvocato Elvia Belmonte, in favore dell'omicida reo-confesso di Copertino, Luigi Margari. Ella ha sostenuto l'insussistenza delle aggravanti della premeditazione e dei futili motivi che hanno indotto il sostituto procuratore Guglielmo Cataldi a chiedere per Margari la pena dell'ergastolo per l'omicidio di Fabio Frisenda. Sul punto di un presunto 'proposito omicidiario' da parte del suo assistito, l'avvocato Belmonte ripercorrendo in ordine cronologico gli avvenimenti precedenti al 4 luglio del 2014, giorno in cui si consumò il delitto, ha voluto dimostrare la totale mancanza di prove.
Per rimarcare l'assenza di premeditazione, il difensore del 35enne copertinese, si è soffermata sulle modalità esecutive del reato. Margari aveva una pistola con dentro cinque colpi e quando indirizzò verso il suo concittadino un solo sparo da circa 40 metri, mirando verso il basso, questi era ancora in vita prima che l'omicida si desse alla fuga. La direzione del proiettile, dal basso verso l'alto, sarebbe stata deviata soltanto da una costola, provocando la perforazione del polmone sinistro e favorendo così il decesso del 33enne Frisenda. Questa ricostruzione, secondo il legale, sarebbe emersa anche dalla consulenza del medico legale. Inoltre, l'avvocato Belmonte ha motivato con forza la richiesta di concessione delle attenuanti generiche, in considerazione della 'buona condotta' di Margari dopo l'omicidio. Soprattutto in considerazione del fatto che Margari si fosse consegnato alle forze dell'ordine, prima che venisse emesso alcun provvedimento nei suoi confronti e che, agli stessi carabinieri, avesse consegnato l'arma del delitto appena tre giorni dopo aver commesso il reato.
Ricordiamo che nei giorni scorsi, il pubblico ministero Cataldi aveva chiesto la condanna all'ergastolo per l'omicida reo-confesso di Copertino, Luigi Margari, accusato di avere ammazzato con un colpo di pistola sparato al petto, il compaesano Fabio Frisenda. Subito dopo, sempre nell'udienza scorsa, è stata la volta delle parti civili che si sono associate alla richiesta del Pm. Tra quest'ultime, compaiono i famigliari della vittima del 33enne. Il padre, la madre ed un fratello, difesi dall'avvocato Mina Celestini, nei confronti dell’omicida e dei suoi fiancheggiatori. Un secondo fratello, avvocati difensori Giovanni e Gabriele Valentini ,invece, solo per Margari. L’omicidio si consumò in una campagna alla periferia di Copertino, dove sorge una fabbrica per la produzione di infissi. Frisenda, all’epoca, si trovava ai domiciliari ed era autorizzato dal giudice del Tribunale di Sorveglianza a lavorare presso la ditta, dalle ore 7,30 alle 16. Quel giorno, in tarda mattinata, Margari giunse a bordo della propria auto, nelle vicinanze del capannone.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la vittima intuì di essere finito in un’imboscata, ma pur tentando di fuggire all'agguato, venne raggiunto dal killer che gli sparò un colpo di pistola al cuore, ferendolo mortalmente. Margari dopo due giorni di latitanza, si costituì presso la caserma dei carabinieri di Copertino. Nel corso dell’interrogatorio, l’omicida dichiarò di aver teso l'agguato a Frisenda per le presunte avances rivolte dalla vittima alla sua compagna, mentre egli si trovava in ospedale. Il 5 novembre, dopo le eventuali repliche, è prevista la sentenza del giudice.